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Lupus, per un paziente su quattro all'esordio anche problemi ai reni

Reumatologia Redazione DottNet | 08/03/2024 16:31

La nefrite lupica colpisce i reni con conseguenze potenzialmente fatali se non trattata tempestivamente

In presenza di lupus eritematoso sistemico basta un esame delle urine per capire in tempo se ci sono danni renali ed evitare così il rischio di dialisi o di un trapianto. Eppure, soltanto il 25% delle persone riconosce che la presenza di sangue nelle urine rappresenta un campanello d'allarme per la nefrite lupica, manifestazione del lupus, che colpisce i reni con conseguenze potenzialmente fatali se non trattata tempestivamente. Il 67% dichiara di non aver mai riferito al medico di medicina generale di avere delle anomalie urinarie e, tra il 33% che lo ha fatto, solo il 38% è stato inviato ad una visita specialistica. Sono alcuni dati della Survey "Lupus: cosa ne sai?" condotta da Nume Plus nell'ambito del progetto Panel (Percorsi di Cura avanzati per il trattamento dei pazienti con Nefrite lupica).

   "La nefrite lupica è una manifestazione frequente e severa del lupus eritematoso sistemico, una malattia cronica autoimmune sistemica, che colpisce maggiormente giovani donne, in età fertile-rileva Gian Domenico Sebastiani, presidente della Società italiana di Reumatologia -. In Italia circa 25mila persone sono affette da lupus e in 1 caso su 4, all'esordio, i pazienti sono colpiti anche da nefrite lupica. Questa percentuale sale al 50% se consideriamo il decorso di malattia".

  Anche se la progressione e la sopravvivenza sono molto migliorate, la nefrite lupica è ancora associata ad un rischio di mortalità 6 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. "La nefrite lupica, se non viene curata in modo adeguato, può esitare nella malattia renale in stadio terminale - prosegue il professor Sandro Feriozzi, della Società italiana di Nefrologia-. Quando ciò accade, è poi necessario ricorrere a trattamenti più invasivi come la dialisi o il trapianto di rene". Dalla survey, condotta su oltre 1200 persone di cui l'80% costituito da membri delle associazioni di pazienti, sono emersi da un lato una buona conoscenza della malattia, dall'altro un certo disorientamento sul percorso di cura. Alla domanda 'chi cura il Lupus'?", l'87% risponde che viene curato soprattutto dal reumatologo, mentre il nefrologo è stato selezionato nel 36% dei casi. Vi sono poi le false credenze. Il 31% dei partecipanti pensa che tra le conseguenze dell'evoluzione del lupus ci sia quella di non poter avere figli e il 13% teme di poter trasmettere la malattia. "E' necessario aumentare la consapevolezza della patologia anche nei medici di medicina generale e nei pediatri" conclude Rosa Pelissero, presidente Gruppo LES Italiano OdV.

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