Per oltre 7 donne su 10, dopo il tumore al seno, la vita sessuale non è più come prima
La giornata internazionale della donna, l'8 marzo è un’occasione per fare il punto su come i diritti delle donne, in particolare il diritto alla salute, vengano effettivamente soddisfatti in Italia. A delineare le 5 sfide per migliorare la sessualità dopo il tumore è Amalia Vetromile, responsabile del Progetto SexandtheCancer®, unica realtà di professionisti interamente dedicata ad aumentare la consapevolezza sui problemi alla sfera sessuale e di coppia dopo un tumore. Lo ha fatto in occasione della giornata di sensibilizzazione e prevenzione oncologica dedicata alle donne dell’8 marzo che si tiene negli ospedali laziali del gruppo Lifenet, il Regina Apostolorum di Albano Laziale e il Città di Aprilia.
Il problema. In Italia, ogni anno, più di 1,9 milioni di donne vivono dopo una diagnosi di tumore cioè oltre 6% della intera popolazione femminile italiana.
Ecco le 5 sfide che Istituzioni sanitarie e pubbliche devono affrontare per migliorare la sessualità dopo il tumore:
1. Migliorare la comunicazione medico paziente I medici troppo spesso non preparano le donne ai risvolti sull’intimità delle cure oncologiche e solo il 10 per cento delle donne trova il coraggio di parlarne. Interessanti a tal proposito i dati di una recente survey in cui l’87% dei pazienti sottoposti a trattamento radiante riferiva di aver sviluppato un disturbo sessuale, ma di questi meno del 28% ne aveva formalmente parlato con il radioterapista in ambulatorio. I dati inoltre evidenziano che lo specialista è più predisposto a parlare di salute sessuale con i pazienti di sesso maschile. Tutto questo sottolinea la necessità di parlarne, di fare formazione sull’argomento (3-5), di censire il fenomeno, e occuparsene attivamente fin dall'inizio del percorso di cura.
2. Garantire uguale accesso alle cure. Le terapie per contrastare i danni delle terapie oncologiche sulla sessualità esistono, ma sono costose e non sono accessibili a tutti: dagli idratanti vaginali, alle creme a base di collagene e acido ialuronico ai laser vaginali. L’obiettivo di Sex and The Cancer è portare le Istituzioni a prevedere terapie disponibili per il trattamento della sindrome urogenitale quale effetto collaterale delle terapie oncologiche, nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) secondo un principio di equità di accesso su tutto il territorio nazionale
3. Diagnosi e cure più tempestive. Una diagnosi tempestiva è la prima arma per contrastare le patologie post tumore che afferiscono all’area urogenitale e ritornare a vivere una vita soddisfacente. Inoltre, gli specialisti precisano che per ottenere dei buoni risultati i trattamento vanno iniziati immediatamente, anche prima di cominciare i trattamenti oncologici o in stretta concomitanza. Ad oggi, questo accade molto raramente.
4. Superare lo stigma psicosociale. Timidezza e vergogna sono le reazioni più comuni ai problemi sessuali che insorgono dopo il cancro. Le pazienti non ne parlano, perché hanno spesso timore a confidarlo al proprio medico, al partner e persino alle amiche più intime. Allo stesso tempo, i professionisti sanitari prendono in scarsa considerazione il problema, andando ad aumentare lo stigma sociale e i problemi sulla psiche.
5. Formare i professionisti sanitari. È fondamentale aumentare la consapevolezza tra i professionisti sanitari che prendono in carico le donne nel loro percorso di cura contro il tumore. Gli specialisti devono diventare le ‘sentinelle’ che individuano questi disturbi spesso ignorati dalle stesse pazienti. Da anni, Sex and The Cancer promuove eventi dedicati ai medici e le altre professioni sanitarie per informare e formare ad una migliore gestione del problema.
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