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Ministero della Salute, per gli specializzandi valgono gli stessi orari degli altri medici

Professione Redazione DottNet | 26/02/2024 16:17

Per i medici specializzandi fa fede la Normativa Europea 2003/88/CE che ha di fatto consolidato e sostituito le precedenti direttive 93/104/CE e 2000/34/CE, con la conseguenza che anche per questi ultimi vigono le medesime regole comunitarie

"Anche per gli specializzandi valgono le medesime regole comunitarie relative alla durata massima di 48 ore dell'orario di lavoro medio settimanale, al periodo di riposo minimo giornaliero di 11 ore consecutive, nonché al periodo di riposo settimanale minimo di 24 ore consecutive" e quanto stabilisce una nota del Ministero in linea con la normativa europea. "Il settore Anaao Giovani e l'Associazione ALS - in una nota - ringraziano la Direzione Generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del SSN del Ministero della Salute, e più precisamente la Direttrice Dottoressa Mariella Mainolfi, per la recente nota inerente il rispetto dell'orario di lavoro dei medici in formazione specialistica. Tale nota ribadisce che per i medici specializzandi fa fede la Normativa Europea 2003/88/CE che ha di fatto consolidato e sostituito le precedenti direttive 93/104/CE e 2000/34/CE, con la conseguenza che anche per questi ultimi vigono le medesime regole comunitarie relative alla durata massima di 48 ore dell'orario di lavoro medio settimanale, al periodo di riposo minimo giornaliero di 11 ore consecutive, nonché al periodo di riposo settimanale minimo di 24 ore consecutive".

  "Non si può non considerare questa recente nota come una svolta epocale - scrivono gli specializzandi - considerato che deriva anche e soprattutto da nostre diverse segnalazioni e considerato soprattutto che contiene una formale raccomandazione alla massima diffusione di quanto espresso affinché nell'ambito delle reti assistenziali sia garantito il ricorso a strumenti di rilevazione delle presenze, sollecitandone l'implementazione ed il rafforzamento presso le strutture sanitarie delle reti ove si svolge la formazione, raccomandazione già recepita dal Ministero dell'Università ed inviata a tutti gli atenei sede di scuola di specializzazione. È la conseguenza di anni di attività di rappresentanza, che ci impegniamo a incrementare, per mettere fine a troppe situazioni in cui gli specializzandi, in barba alla normativa vigente, fungono da tappabuchi in troppi reparti universitari con orari di lavoro non compatibili con le normative. Auspichiamo, in considerazione di questa recente, un rapido insediamento del nuovo Osservatorio Nazionale della Formazione Sanitaria per iniziare subito a lavorare agli accreditamenti 2024". 

Insomma, arrivano le regole. Non più tardi di tre mesi fa Massimo Minerva, presidente dell’Associazione Liberi Specializzandi, in un colloquio con il Fatto, raccontava: "I professori li tengono come servi, sono sovrani incontrastati. Per risparmiare sul personale strutturato, costringono gli specializzandi a orari assurdi: abbiamo registrato una timbratura da 307 ore mensili". All’account Facebook dell’associazione arrivano decine di appelli di medici che, durante il percorso di formazione, subiscono soprusi e vivono condizioni di lavoro insostenibili. Al punto da rinunciare, prima di concludere il ciclo, la scuola di specializzazione alla quale hanno avuto accesso tramite test. C’è chi lamenta di svolgere funzioni di segreteria anziché imparare la professione, chi dice di essere costretto a fare il portantino. Senza straordinari pagati, ci sono persino medici adulti che criticano gli specializzandi che si prendono una pausa pranzo o restano a casa per qualche giorno di malattia. Il burnout dei giovani in camice, testimoniano dall’assocazione, è dietro l’angolo. Una specializzanda, sentita dal quotidiano, afferma di aver rinunciato alla borsa di studio, al secondo anno. «Non riusciva più a sopportare la tossicità della Scuola di Milano nella quale era entrata – non vuole fare il nome per paura di ritorsioni) – e ha deciso di affrontare nuovamente lo stress del test per ripartire da zero», scrive il giornalista Francesco Lo Torto. Adesso la ragazza è entrata in un’altra scuola di specializzazione, ma continua a lavorare per 12 o 13 ore al giorno. E dichiara: «Questa è la realtà per tutti all’interno del Sistema sanitario nazionale. Gli strutturati si trovano a fare quattro o cinque notti di fila, perché non c’è abbastanza personale. Il baronaggio non finisce neanche quando si inizia la professione, ci si resta invischiati anche dopo aver finito tutto il percorso di specializzazione». Spiega che non si tratta di una situazione straordinaria, ma del funzionamento che permette al sistema di restare in piedi.

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