Leo: "Il primo passo sarà di ridurre l'aliquota marginale del 43% che è molto molto pesante e che induce l'evasione"
Dopo aver varato la rimodulazione delle aliquote Irpef riducendo gli scaglioni da 4 a 3 a beneficio dei redditi medio-bassi, il governo si appresta a intervenire di nuovo sul sistema fiscale. Con l'obiettivo dichiarato di "premiare" chi guadagna più di 50mila euro lordi annui, una fascia di reddito che finora non ha avuto alcun vantaggio, o quasi, dal taglio delle imposte entrato in vigore a gennaio del 2024. Per un motivo banale: se è vero che l'Irpef ha un meccanismo "a cascata", per cui ogni taglio alle aliquote più basse si ripercuote anche su quelle superiori, con il decreto collegato alla legge di bilancio il governo ha introdotto anche una sforbiciata alle detrazioni da 260 euro proprio per chi ha un reddito complessivo superiore a 50mila euro. Escludendo dal tetto i rimborsi fiscali sulle spese sanitarie, il costo delle polizze per eventi calamitosi e le erogazioni per i partiti politici.
Si tratta dunque di un meccanismo che va a compensare il beneficio ottenuto grazie alla rimodulazione delle aliquote Irpef.
Dal primo gennaio 2024 ha preso il via il primo step della riforma fiscale voluta dal governo Meloni. Per quanto riguarda il taglio del cuneo fiscale previsto dalla Manovra, è stato confermato quanto era già in vigore da metà dell’anno scorso (taglio contributivo del 7% per i redditi fino a 25 mila euro e del 6% per i redditi fino a 35 mila euro), mentre per l'Irpef sono stati accorpati i primi due scaglioni in un’aliquota unica al 23% per redditi fino a 28mila euro, cosa che porterà quest'anno qualche piccolo vantaggio agli stipendi medio-bassi, nulla a quelli più poveri, mentre per quelli più alti c’è il rischio «paradosso». A spiegarlo era stata la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, che parlando in Senato, di fronte alle Commissioni Bilancio congiunte, aveva detto che «la modalità per fasce fa cessare ogni beneficio oltre la soglia di retribuzione lorda di 35 mila euro». Superata quella soglia, infatti, anche di un solo euro «la perdita è di circa 1.100 euro» (si tratta ovviamente dei potenziali benefici, non di una perdita del reddito). Inoltre, per i redditi sopra i 50 mila euro, l'introduzione di una franchigia di 260 euro sulle detrazioni, può andare ad azzerare i benefici derivanti dall’accorpamento degli scaglioni. E, infatti, il viceministro Leo, durante l'audizione davanti alla commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria, ha riconosciuto che «l'aliquota marginale del 43%, che poi si sostanzia in un 50% per i soggetti che hanno 50 mila euro è pesante e induce all'evasione».
Il primo passo, ha detto Leo, sarà quello di ridurre "l'aliquota marginale del 43% che è molto molto pesante e che induce l'evasione". La nuova riforma dovrebbe vedere la luce nel 2025. Le coperture necessarie, a detta del viceministro, arriveranno dal nuovo concordato preventivo biennale che 'congela' per due anni le tasse per le imprese e dimezza le sanzioni in caso di accertamento. Il governo Meloni ha deciso di estendere questa misura (già presente) a una platea di imprese e autonomi più ampia che in passato. Una mossa con cui l'esecutivo conta di raccogliere 1,8 miliardi di euro. Che dunque serviranno ad abbassare l'Irpef ai redditi medio-alti. I dettagli della riforma però sono ancora tutti da definire.
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