Canali Minisiti ECM

Un radiofarmaco intelligente frena i tumori neuroendocrini

Oncologia Redazione DottNet | 26/01/2024 16:24

Terapia con radioligandi riduce rischio di progressione o morte

Nei pazienti con tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici la somministrazione in prima linea della terapia con radioligandi riduce il rischio di progressione della malattia o morte. È quanto emerge da uno studio di fase III (NETTER-2) presentato nel corso dell'American Society of Clinical Oncology Gastrointestinal Cancers Symposium 2024. Il radioligando è composto da due elementi: una particella radioattiva che rilascia radiazioni terapeutiche che colpiscono le cellule tumorali, causandone la morte, e un ligando, anche detto "carrier", ossia una molecola in grado di riconoscere e legarsi alle cellule tumorali.

Lo studio è stato condotto su pazienti con tumori neuroendocrini gastroenteropancreatici avanzati, ben differenziati, di grado 2/3, positivi al recettore della somatostatina. In questo gruppo di malati il trattamento con 177lutezio oxodotreotide in aggiunta a octreotide a rilascio prolungato ha ridotto il rischio di progressione di malattia o di morte del 72% rispetto al solo octreotide. In particolare la sopravvivenza libera da progressione della malattia è aumenta a 22,8 mesi rispetto agli 8,5 mesi dei pazienti trattati con il solo octreotide. 

 "Questo approccio innovativo, non solo migliora la sopravvivenza libera da progressione dei pazienti e la risposta clinica, ma è ben tollerato, consentendo anche un'eccellente qualità di vita dei pazienti", afferma Salvatore Tafuto, direttore della Struttura Complessa Sarcomi e Tumori Rari all'lrccs Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli e coordinatore dello studio NETTER-2 a livello nazionale. "Molti pazienti hanno continuato senza problemi la loro vita lavorativa e di relazione, con effetti collaterali a breve termine di scarso rilievo".

"La terapia con radioligandi agisce come una radioterapia interna mirata al tumore. Nello specifico, si avvale dell'azione combinata di un ligando, che riconosce e si lega specificatamente ai recettori espressi sulle cellule neoplastiche, e di un radioisotopo, che svolge l'azione terapeutica, rilasciando radiazioni", spiega Secondo Lastoria, direttore Struttura Complessa Medicina Nucleare e Terapia Radiometabolica al Pascale. "Questo approccio può essere considerata un importante paradigma della medicina personalizzata".

Commenti

I Correlati

A più di cinque anni dall’arrivo in Italia della prima terapia genica, le CAR-T sono una realtà nella pratica clinica: crescono i successi nel trattamento di alcune patologie onco-ematologiche

Il trattamento in prima linea con daratumumab in somministrazione sottocutanea e in combinazione con bortezomib, lenalidomide e desametasone ha mostrato nei pazienti eleggibili a trapianto una sopravvivenza di circa 17 anni

I risultati di uno studio della Fondazione Tettamanti e dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII sono stati pubblicati sul “Blood Cancer Journal”

Da Lilly arriva “The Life Button” un bottone per non “perdere il filo” delle cure

Ti potrebbero interessare

Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia

Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti

Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica

I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib

Ultime News

Più letti