"Sono molto felice di questa nuova avventura che mi attende nei prossimi anni. Un futuro che mi immagino come inclusivo, con l’obiettivo di lavorare insieme a tutti i soci e a tutte le socie SIAARTI, e anche a coloro che ancora non lo sono e che sper
"Sono molto felice di questa nuova avventura che mi attende nei prossimi anni. Un futuro che mi immagino come inclusivo, con l’obiettivo di lavorare insieme a tutti i soci e a tutte le socie SIAARTI, e anche a coloro che ancora non lo sono e che spero lo diventeranno"
Si è chiuso sabato 28 ottobre, a Roma, ICARE2023, il 77° Congresso nazionale della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (SIAARTI), evento che ha richiamato al Centro Congressi La Nuvola di Roma oltre 3400 anestesisti-rianimatori da tutta Italia.
AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE E PARTECIPAZIONE - «Anche quest’anno il Congresso nazionale ICARE2023 si è confermato un evento in cui rigore scientifico, i contenuti clinici e l’aggiornamento professionale si sommano a una grandissima partecipazione degli anestesisti-rianimatori-intensivisti e a una nuova sensibilità e attenzione delle Istituzioni, rappresentate nella cerimonia inaugurale di ICARE2023 dal ministro della Salute Prof. Orazio Schillaci, dalle presidenze delle Commissioni Affari sociali di Camera e Senato, dalla Direzione generale dell’Iss, dall’Agenas, dal Centro Nazionale Trapianti, per finire con la Federazione delle Società Medico-Scientifiche (FISM).
Nei giorni scorsi del congresso si sono confrontate le diverse esperienze regionali dei soci provenienti da tutta Italia nel dibattito sulle Modalità organizzative e di erogazione del servizio di partoanalgesia, che presenta delle differenze molto consistenti nelle diverse zone della penisola. Nonostante, come spiega Maria Grazia Frigo, Responsabile dell’Area culturale SIAARTI Cure materno-infantili, «nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia inserito le strategie farmacologiche di controllo del dolore in travaglio come un diritto inalienabile della partoriente e la Commissione nazionale sui livelli essenziali di assistenza nel 2017 abbia promosso il "controllo del dolore durante il travaglio e il parto vaginale tramite procedure analgesiche" tra i livelli essenziali garantiti dal Sistema sanitario nazionale, affinché una donna durante il travaglio e il parto possa usufruire di un controllo efficace del dolore nel massimo della sicurezza propria e del nascituro».
Attualmente l’analgesia neurassiale, con le sue differenti metodiche (epidurale, combinata epidurale/spinale) è considerata il gold standard per combattere il dolore del travaglio e del parto. «Questo, proprio per la sua modulabilità e flessibilità, grazie anche alla ricerca scientifica finalizzata a coniugare l’efficacia farmacologica e la sicurezza materno-fetale, non solo consente di adeguarsi alle diverse fasi del travaglio ma determina anche un approccio esclusivo alla donna che sta vivendo l’esperienza più universale e singolare della sua vita», continua Frigo. Ma perché la presenza di uno specialista in Anestesia e Rianimazione è così importante anche durante il parto? «La presenza di un anestesista-rianimatore nel percorso nascita garantisce comunque, al di là di poter usufruire della modalità migliore di controllo del dolore, il miglior outcome materno-perinatale», risponde Frigo.
Se l’ambito delle cure materno-infantile riguarda le donne, più ampio sta diventando il dibattito sull’anestesia di genere, che studia come l'appartenenza a un sesso possa influenzare lo sviluppo di particolari patologie e le risposte alle terapie. Una società all’avanguardia come SIAARTI non può che guardare con attenzione a questo tema, oggetto ieri pomeriggio di un’intera sessione. «In un mondo in cui la diversità è la nostra forza, è fondamentale affrontare questioni come l’anestesia di genere», spiega Gianpaola Monti, Responsabile del Comitato di comunicazione SIAARTI. «Il sesso è anatomia, fisiologia, genetica, ormoni. Le ricerche e le pratiche mediche devono tener conto delle differenze biologiche e individuali, garantendo un trattamento personalizzato e sensibile alle necessità di ciascuno. Ad esempio, le donne accusano maggiormente nausea e vomito nel postoperatorio; e, ancora, le donne che si sottopongono al percorso della procreazione medica assistita subiscono un importante bombardamento ormonale, di cui va tenuto conto nel perioperatorio. Esistono, poi, forme di dolore cronico postoperatorio tipiche di ciascun sesso che richiedono risposte personalizzate: tra gli altri, quello delle donne sottoposte a chirurgia mammaria e quello degli uomini operati di ernia inguinale».
«Educare i medici sull’anestesia di genere è essenziale», le fa eco Roberta Monzani, componente dello stesso Comitato di comunicazione. «Nel futuro, immaginiamo un sistema sanitario in cui ogni paziente, indipendentemente dal genere ma tenendo conto di esso, riceva un’assistenza basata sulla comprensione scientifica delle variazioni di genere, ma anche sull’empatia, sulla conoscenza e sul rispetto».
Empatia, rispetto, capacità comunicative sono al centro anche dei colloqui per la donazione di organi e tessuti che vengono svolti con i familiari dei possibili donatori. Il tema è stato oggetto ieri di un confronto tra esperienze regionali nel Village delle Regioni del Congresso ICARE. «"Il tempo della comunicazione è tempo di cura"», ricorda la Responsabile della Macroarea Centro SIAARTI, Rita Commissari, richiamando quando scritto nella legge 219 del 2017 sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento, il cosiddetto "testamento biologico". «La comunicazione assume un significato strategico soprattutto quando da essa dipende la capacità di promuovere un atteggiamento positivo verso la donazione di organi e tessuti: in questo caso, il suo obiettivo è quello di curare chi è in attesa di un trapianto per ricominciare a vivere», continua Commissari. «Per far questo, non è sufficiente la spontaneità, ma è necessario sviluppare specifiche abilità comunicative e fornire tutte le informazioni necessarie: è questo il compito fondamentale dell’anestesista-rianimatore durante il colloquio per la donazione».
PRIME PAROLE DELLA PRESIDENTE DESIGNATA – Elena Bignami, dal 2022 Responsabile del Comitato di Formazione della stessa SIAARTI, è Professore Ordinario di Anestesiologia e Terapia Intensiva e del Dolore presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università di Parma. È autrice di oltre 265 pubblicazioni su riviste scientifiche indicizzate, con un h-index pari a 42: tra i principali temi di ricerca, l’anestesia nel peri-operatorio, il paziente ad alto rischio da sottoporre a chirurgia non cardiaca, la terapia intensiva e quella del dolore, e molti altri ancora fino all’intelligenza artificiale, la telemedicina e le nuove tecnologie.
Il primo commento di Bignami come presidente eletta SIAARTI: «Sono molto felice di questa nuova avventura che mi attende nei prossimi anni. Un futuro che mi immagino come inclusivo, con l’obiettivo di lavorare insieme a tutti i soci e a tutte le socie SIAARTI, e anche a coloro che ancora non lo sono e che spero lo diventeranno. Ma inclusività significa per me anche aprirsi all’esterno del mondo degli anestesisti-rianimatori: per una collaborazione con le altre specializzazioni (mediche e non solo), con le società di anestesiologia europee per una maggiore presenza di SIAARTI a livello internazionale e soprattutto, come il presidente Giarratano e il Direttivo che saranno in carica ancora per il 2024 stanno già facendo, con le istituzioni. Lo dimostrano la presenza di SIAARTI – che spero di confermare e, perché no, ampliare - nei tavoli tecnici di Ministero della Salute e Istituto superiore». Ma quella a cui fa riferimento Bignami è anche un’inclusività rivolta verso realtà ospedaliere più piccole: «È in queste situazioni che emergono i problemi più grandi che incontriamo coi pazienti, i problemi quotidiani con i cittadini che, un giorno – anche se speriamo mai – potranno diventare i nostri pazienti. Per questo è per noi fondamentale farci conoscere e far conoscere il nostro lavoro di anestesisti-rianimatori e la nostra professionalità – in anestesia, in terapia intensiva, in terapia del dolore, in emergenza, al momento del parto, nella medicina iperbarica – anche alla cittadinanza. Come dice un motto del compianto prof. Paolo Pelosi, noi anestesisti-rianimatori ci siamo sempre». Fondamentale è anche l’ambito della formazione: «Il nostro impegno per la formazione e per l’aggiornamento dei nostri colleghi a continuerà e si rafforzerà, anche attraverso la programmazione di nuovi eventi in modalità e-learning e con la formazione continua che porti alla certificazione delle competenze», conclude Bignami.
FORMAZIONE E SIMULAZIONE – L’impegno di SIAARTI nel campo della formazione è testimoniato dall’inaugurazione della nuova sede, qualche mese fa, in cui è stato creato il primo centro di simulazione di una società medico-scientifica, in collaborazione con Laerdal Italia spa. Frutto di questa collaborazione è stata anche l’organizzazione, durante il Congresso ICARE2023, di una "escape room": «Sotto la guida della qualificata docente dott.ssa Stefania Brusa, responsabile didattico-scientifica del centro di simulazione SIAARTI, del prof. Maurizio Raineri, suo responsabile tecnico, e della prof.ssa Lucia Mirabella, stata ricreata una shock room di un pronto soccorso di un DEA, cioè di un Dipartimento di emergenza e accettazione, di secondo livello. All’interno un caso clinico di politrauma», spiega il presidente Giarratano. L’obiettivo era fare una valutazione primaria e secondaria e trovare quattro codici numerici che via via avrebbero sbloccato il funzionamento di apparecchiature medicali che avrebbero consentito il trattamento del paziente: ultimo codice da identificare era il numero del lucchetto per uscire dalla porta e inviare il paziente in sala operatoria. «Questa esperienza di "gaming educazionale" in simulazione medica avanzata ha avuto un successo straordinario, e non inaspettato. Nelle cinque sessioni organizzate hanno partecipato 99 anestesisti-rianimatori distribuiti in 22 squadre: di essi, il 60% erano donne e l’82% medici in formazione», continua Giarratano. «Sia il punteggio ottenuto dalle diverse squadre sia l’indice di gradimento dell’esperienza sono stati altissimi. È questa la strada giusta da seguire, per rendere i nostri percorsi formativi efficaci, attrattivi e sempre più mirati a una gestione professionalmente aderente alle buone pratiche cliniche dei nostri pazienti che, spesso in imminente pericolo di vita, meritano una risposta, nel nostro sistema sanitario pubblico, qualificata e certa», conclude Giarratano.
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