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E' troppo grassa, nessuno vuole operarla. Poi, la svolta al Pascale

Oncologia Redazione DottNet | 11/09/2023 13:39

Donna di 172 chili, affetta da cancro all’endometrio, gira mezza Italia prima di trovare l’equipe chirurgica di Vito Chiantera, dell’Istituto dei tumori di Napoli, che gli asporta, con il robot da Vinci, le ovaie e un utero grosso venti centimetri

Colpisce il 35 per cento della popolazione mondiale e rappresenta sicuramente uno dei principali problemi di salute pubblica. Chi è obeso non ha una vita facile. Se poi l’obeso si ammala di tumore può anche capitare che i suoi problemi diventano guai. E’ quanto accaduto a un’infermiera beneventana di 47 anni. I suoi 172 chili sono diventati un problema serissimo quando ha scoperto di avere un tumore all’endometrio con utero fortemente emorragico, diventato grosso di 20 centimetri e del peso di un chilo e mezzo. Diagnosi a cui si è aggiunta l’obesità severa, una sindrome metabolica, una pregressa trombosi venosa profonda e una embolia polmonare bilaterale massiva. Eppure, all’angoscia della malattia, Simona De Michele ha dovuto aggiungere l’impotenza di fare i conti con una sanità impreparata ad assisterla.

Per un anno ha girato diversi ospedali tra il Molise, dove lavora insieme con il marito che è uno strumentista di sala operatoria, Roma e Milano. Dove trovava il letto non trovava la tecnologia, dove c’erano entrambi non c’era la disponibilità dei medici a correre il rischio di effettuare un intervento su un paziente tanto obeso e con tante comorbosità. L’unica porta che Simona ha trovato aperta è stata quella dell’equipe chirurgica di Vito Chiantera dell’Istituto dei tumori di Napoli. Per operarlo il team del Pascale ha dovuto fare ricorso a speciali sistemi di supporto e di lavoro, contando soprattutto su una perfetta sinergia tra i chirurghi, l’equipe anestesiologica, il personale della sala operatoria.
Il rischio più serio era proprio quello anestesiologico, l’abilità quello di intervenire garantendo la massima sicurezza. C’è voluta quasi un’ora per posizionare la donna sul letto operatorio, letto ovviamente non conforme al suo peso e che ha necessitato quindi di supporti speciali. Una volta attaccata ai bracci del robot da Vinci tutto è filato liscio. Alla paziente è stata asportato un utero di 20 centimetri e del peso di oltre un chilo, oltre alle ovaie, intervento ritenuto dalle altre strutture, a cui la donna si era rivolta, non fattibile per l’habitus e le sue altre copatologie e che avevano proposto come unica terapia la Radio, cura che avrebbe tenuto sotto controllo il tumore, ma non debellato. "Siamo innanzitutto felici – dice il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi – che la paziente abbia potuto risolvere il suo problema di salute, e di aver potuto contribuire a questo, come Istituto e come equipe. Per il team di Vito Chiantera e, ovviamente, per il Pascale si tratta di un ulteriore successo. Grazie a questa squadra di professionisti nelle competenze specialistiche e nelle sensibilità umane".

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