Lo studio per ora è stato condotto solo sui topi, in futuro bisognerà vedere se sull'uomo ci saranno gli stessi risultati
In uno studio condotto sui topi, ricercatori neozelandesi hanno scoperto che una dieta ricca di glutine aumentava i marcatori di infiammazione nel cervello. Una scoperta, questa, che potrebbe avere implicazioni per la salute umana. Lo studio ha rivelato che, quando i topi consumavano glutine, si verificava un'infiammazione nella regione ipotalamica del cervello, che svolge un ruolo vitale nella regolazione del metabolismo. Mentre le ricerche precedenti hanno dimostrato gli effetti del glutine sull'aumento di peso e sull'infiammazione nel sistema digestivo, questo è il primo studio che evidenzia il suo impatto sul cervello. Il lavoro, condotto da ricercatori dell'Università di Otago è pubblicato sul 'Journal of Neuroendocrinology'. l glutine, che si trova in cereali come frumento, segale e orzo, è un importante componente alimentare nella maggior parte dei Paesi occidentali.
"I topi hanno un sistema circolatorio, riproduttivo, digestivo, ormonale e nervoso molto simile a quello umano. Quindi è del tutto possibile che la stessa infiammazione che abbiamo riscontrato nei topi possa verificarsi negli esseri umani", sottolinea Alex Tups, autore principale dello studio. Ma i ricercatori precisano che si tratta di un lavoro preliminare che richiede ulteriori ricerche per comprendere il motivo di questa infiammazione cerebrale. "Potrebbe essere che i componenti resistenti alla digestione del glutine possano portare a una risposta immunitaria, come nei pazienti celiaci, che poi si manifesta nel cervello". Lo scienziato però precisa: "Non stiamo dicendo che il glutine faccia male a tutti. Per le persone tolleranti mangiare completamente senza glutine può avere implicazioni sulla salute che possono superare i potenziali benefici. Stiamo dicendo che gli studi futuri devono dimostrare se le nostre scoperte sui topi sono trasferibili sull'uomo".
Il finanziamento per progetti di Ricerca su prevenzione e fasi precoci della malattia di Alzheimer ed uno studio basato su tecniche di arte-terapia nel trattamento di persone affette da Alzheimer o Disturbo Cognitivo Lieve
Un’indagine di IQVIA Italia, leader mondiale nei dati sanitari e farmaceutici, fotografa lo scenario attuale italiano sulla malattia del Parkinson
Concluso a Parma il XXIV Congresso Nazionale della SIRN: crescono le adesioni e la multiprofessionalità
La fase Rem carente riduce il volume di un'area del cervello
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti