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Un italiano su 2 riconosce l'alto valore sociale degli infermieri

Professione Redazione DottNet | 11/05/2023 15:59

I turni di lavoro sono indicati come il principale fattore negativo dal 40% dei cittadini, mentre il 39% ne evidenzia il gravoso impegno fisico e mentale

Un italiano su due ha ben chiaro il ruolo dell'infermiere, di cui riconosce l'alto valore sociale. Per quasi quattro persone su dieci ha un importante rilievo anche il gravoso impegno fisico e mentale legato alla professione infermieristica. È quanto emerge da una ricerca demoscopica del sindacato degli infermieri Nursind e di Swg, che ha coinvolto 800 cittadini e commissionata in occasione della Giornata internazionale dell'infermiere del 12 maggio, nella quale si celebrano anche i 25 anni del sindacato. I turni di lavoro sono indicati come il principale fattore negativo dal 40% dei cittadini, mentre il 39% ne evidenzia il gravoso impegno fisico e mentale. 

Inoltre, soprattutto i giovani non vedono di buon occhio il percorso di studi, troppo lungo per il 18%, soprattutto in rapporto alla scarsa autonomia decisionale in ambiente lavorativo, denunciata sempre dal 18% dei ragazzi.     C'è poi il nervo scoperto dell'appetibilità della professione: oltre 2 italiani su 3 supporterebbero la scelta di una persona cara di iscriversi al corso di laurea in Infermieristica, ma il dato, come evidenzia Swg, è in sensibile calo rispetto all'indagine Censis condotta nel 2012: -15%, che diventa -18% tra i più giovani. Le basse retribuzioni, infine, sono una piaga per il 58% degli italiani. Vi è poi la contrarietà espressa dal 40% degli intervistati rispetto all'esercizio della libera professione, che secondo il segretario Nursind Andrea Bottega "tradisce un attaccamento della gente alla sanità pubblica e alle sue figure di riferimento. Non a caso, infatti, oltre metà del campione non esclude più autonomia decisionale e maggiori competenze per gli infermieri e il 62% fruirebbe anche delle nostre prestazioni a pagamento. A dimostrazione di una professionalità ampiamente riconosciuta e percepita, soprattutto su prestazioni e medicazioni che non abbiano a che fare con diagnosi e prescrizioni terapeutiche".

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