Intanto si valuta la modifica dell'articolo 10 per allentare la morsa sui gettonisti
SoS dai medici 'gettonisti' italiani: basta con il numero chiuso per accedere alle Facoltà di Medicina, servono energie nuove per coprire gli organici negli ospedali e nelle Asl, occorre agire subito. E' l'appello alle istituzioni lanciato a Sorrento (Napoli), a margine di una serie di corsi di aggiornamento in pediatria, da un paio di centinaia di medici che svolgono la loro professione anche supportando le Asl per le loro carenze di personale nei reparti ospedalieri.
Intanto si allenta la stretta sui gettonisti: ci sarebbero in ballo alcune proposte di modifica all'articolo 10 con le quali si punterà a rendere meno rigidi quei paletti sul ricorso ai gettonisti voluti dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. Innanzitutto, per fronteggiare le carenze di organico si proverà ad aprire all'affidamento a terzi non più i soli servizi medici e infermieristici, come previsto oggi dalla norma, ma anche quelli delle altre professioni sanitarie. In secondo luogo, si punterà a non vincolare questa possibilità ai soli casi di necessità e urgenza e, soprattutto, ad eliminare quella parte dell'articolato che prevede l'utilizzo di gettonisti "in un’unica occasione e senza possibilità di proroga", aprendo quindi alla possibilità di un loro utilizzo più prolungato nel tempo.
La concomitanza con le prove di accesso alla Facoltà mediche rende particolarmente d'attualità la situazione dei circa mille medici consulenti esterni - appellati "gettonisti", molti alle soglie della pensione - chiamati dai direttori generali delle Asl di tutt'Italia, per venire incontro a situazioni di carenza del personale, in particolare nei turni più disagevoli. Ciò avviene in tanti reparti e per ogni specializzazione, è stato sottolineato; i "buchi" riguardano almeno 500 ospedali, anche i più grandi, al Nord come al Sud. Sono in molti a viaggiare su e giù per il Paese, per sopperire a tali situazioni che, incancrenendosi, provocherebbero la chiusura di interi reparti e persino di ospedali. "Sono da vent'anni 'gettonista', come ci chiamano coloro che con miopia glissano sul nostro ruolo di 'stampella' in tante situazioni critiche nei reparti ospedalieri - afferma Fabrizio Comaita, pediatra di Domodossola - e quella che doveva essere una situazione transitoria, in attesa di un 'piano di turn over' con i nuovi specializzati, formati dalle Università, si è scontrata con gli effetti deleteri del numero chiuso a Medicina. Intanto, siamo 'screditati', pur essendo medici esperti e comunque depositari di anni e anni di professione".
"Dopo 40 anni da pediatra di famiglia - afferma Roberto Sassi, medico attivo in provincia di Napoli - sono stato sollecitato a coprire turni rimasti scoperti in due ospedali molto importanti, in Piemonte, il Maria Vittoria di Torino e in Veneto, all'Ospedale di San Donà di Piave. Mi è capitato di viaggiare all'epoca del Covid su e giù per l'Italia, da solo in treno, onde assicurare la continuità dell'assistenza sanitaria in questi ospedali. Fra alcuni anni andrò in pensione e, se non si risolverà questo blocco a monte, con la formazione di nuovi medici, prevedo che la sanità subirà un blocco fatale". "La situazione della sanità calabrese è nota a livello nazionale - afferma la dottoressa Maria Grazia Sapia, di Rossano Calabro - e non avevo mai accettato di lavorare in Pediatria, con turni massacranti. Sono stata messa di fronte al caso di coscienza di andare a coprire i turni nell'unico reparto di Pediatria nell'ospedale di Corigliano Rossano, che copre il fabbisogno di un'area molto vasta e periferica, rimasto sguarnito nel suo organigramma. Il punto nascita, che registra circa 700 parti l'anno, collegato ovviamente alla presenza della Pediatria, avrebbe corso il rischio di essere chiuso".
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