Contro il provvedimento del Governo le parti sociali, ma anche camici bianchi e scienziati: Uno schiaffo ai medici che si sono vaccinati
"Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati contro il Covid-19, e reintegrati negli ospedali, ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio". Le situazioni dei medici non vaccinati contro il Covid che saranno reintegrati negli ospedali, sulla base del provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri, "saranno valutate caso per caso rispetto all'assegnazione nei reparti, a tutela sia del medico sia dei pazienti". Lo sottolinea Giovanni Migliore, presidente Fiaso. Ma intanto Dario Giacomini, radiologo non vaccinato, esulta: "Rientrerò in ospedale a testa alta, perchè non sarò mai un untore per alcun paziente. I vaccini anti-Covid sono stati più che altro un'operazione politica e non mi sono vaccinato perchè sono convinto che ciò non rappresenti la soluzione per limitare le infezioni. I dati dimostrano che i contagi negli ospedali ci sono stati ugualmente". Il medico si prepara, dunque, a rientrare nell'ospedale di Vicenza, dove lavorava prima della sospensione per mancata ottemperanza all'obbligo.
Però l'Anaao non ci sta: "Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati contro Covid-19, e reintegrati negli ospedali, ai reparti con pazienti fragili maggiormente a rischio, chiede il segretario nazionale dell'Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri maggiormente rappresentativo, Pierino Di Silverio. Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri che abolisce l'obbligo vaccinale per le professioni sanitarie a partire da oggi, primo novembre, "è stato fatto senza il coinvolgimento delle parti sociali - afferma all'ANSA Di Silverio - e non risolve assolutamente il problema della carenza di medici negli ospedali". "Questo provvedimento - afferma Di Silverio - ci lascia perplessi soprattutto per il 'deficit comunicativo' da parte del governo: fino a ieri i no vax, come da tutti convenuto, non dovevano assolutamente essere presenti in ospedale, mentre da oggi in poi tutto torna alla precedente normalità. Ma così si lascia spazio a contenziosi e ancora una volta si crea una confusione comunicativa che fa male soprattutto ai cittadini ed a tutto il sistema sanitario".
Quindi, rileva l'Anaao, "il minimo è che questi medici e sanitari non vaccinati reintegrati non vengano assegnati a reparti ad alto rischio. Anche perchè se l'obiettivo è colmare le carenze di personale, non è così che si può risolvere questo problema: l'azione è sbagliata, dato anche il numero ridotto di questi medici, e ci vogliono piuttosto degli interventi strutturali finora mancati. Francamente vorremmo capire quali sono i veri motivi alla base di tale decisione". "Attendiamo di essere ricevuti al più presto dal ministro - sottolinea il leader sindacale di categoria - perché senza un confronto con le parti sociali è difficile avviare un percorso di ricostruzione post-pandemia del Servizio sanitario nazionale. Quanto alla riduzione dell'isolamento per i positivi asintomatici, è un tema su cui ragionare in base alla letteratura scientifica".
E non è tutto: molte le polemiche sorte anche dal campo medico-scientifico. «Il reintegro dei sanitari non vaccinati e le “sanatorie” per i no-vax rappresentano un’amnistia anti-scientifica e diseducativa. Quello che preoccupa è il messaggio che viene dato», ha detto Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe. «Ho qualche dubbio sulla capacità» dei medici no vax «di fare ricerca scientifica. Gli farei fare un corso tipo quelli che si fanno quando perdi la patente. Un corso immunologia e vaccinazione, così almeno scoprirebbero le indicazioni della scienza», ha detto a «Un giorno da pecora» su Rai Radio 1 il virologo dell’Università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi del capoluogo lombardo.
Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, spiega che «ovviamente devono essere medici in linea con la scienza, quelli che vengono reintegrati»: ma fra gli operatori lasciati fuori «ce ne sono diversi che non sono realmente no-vax, ma è gente che ha fatto una dose o due dosi e magari non ha fatto il richiamo. In mezzo ci sono anche situazioni un po’ più ibride rispetto al no-vax che non vuole fare proprio niente per la sua ideologia totalizzante». Anche l’infettivologo Matteo Bassetti è stato contestato nella giornata del 31 ottobre al teatro Verdi di Gorizia dai no vax, ed è stato costretto a tornare in albergo scortato dalle forze dell’ordine. Aveva detto che «certo, qualche errore» nella politica di gestione del Covid è stato fatto: «ma aver detto che è tutto sbagliato, ivi compresa la politica vaccinale è un errore clamoroso. Sa molto di resa dei conti ed è uno schiaffo pensante al 95% degli italiani che si sono vaccinati. Ed è un altrettanto schiaffo al 99,3% dei medici italiani che si sono vaccinati. Perché è come “siete dei cretini, hanno fatto bene quelli a non vaccinarsi”. È un errore clamoroso che io sinceramente non mi sarei mai aspettato. È il modo peggiore in cui si potesse cominciare».
Antonio Ferro, presidente della Siti, la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica, aveva detto al Corriere che, sul ritorno al lavoro dei dipendenti no vax, c’erano anche problemi organizzativi: «I rapporti tra i sospesi e quelli che hanno continuato a lavorare, sobbarcandosi di molte ore di straordinario a vantaggio di colleghi rimasti a casa, sono tesi. In genere i no vax si concentrano a gruppi di due-tre nello stesso servizio perché l’uno tira l’altro e quindi è successo che in alcuni reparti si siano avuti grossi buchi di organico. Ci deve essere l’evidenza che chi ritorna al lavoro non mette a rischio gli altri. È un fenomeno che ha creato grosse discussioni nei reparti e rischia di innestare tensioni».
"Penso sia offensivo nei confronti sia dei Pazienti, che questi colleghi si sono rifiutati di far vaccinare, sia nei confronti di tutti gli altri Medici che hanno lavorato in condizioni drammatiche e che tuttora seguono un numero rilevante di soggetti positivi al Covid - tuona l'angiologo Alfio Amato Docente di Neurosonologia Università degli Studi di Bologna e Segretario Nazionale SINSEC -.Togliere l'obbligo di vaccinazione dei Colleghi che sono costantemente a contatto con soggetti a rischio, rappresenta un ulteriore rischio per ciascuna delle due figure". "Inoltre l'immagine e la percezione generale è da subito cambiata. Il medico novax diventa quasi un rappresentante di scelte "scientifiche" corrette, per cui si ribalta l'mmagine seria di tutti i ricercatori, medici, epidemiologi, virologi, infermieri, assistenti di territorio e tutti coloro che hanno permesso a tante persone di sopravvivere al Covid", aggiunge il medico. "Abbiamo dati che dimostrano l'evidente efficacia dei vaccini contro il Covid. Adesso tante persone non vogliono più fare la quarta dose. Il criterio Meloni e del suo Ministro della Salute che permette di reintegrare medici che hanno svolto attività contraria all'evidente stato di emergenza, è testualmente la carenza di Medici. Ma come può essere etico reintegrare chi dell'etica e della professionalità scientifica non ha minimamente tenuto conto?, conclude Amato.
“Gravissima e irresponsabile la decisione del Governo di riammettere negli ospedali e nelle Rsa Medici No vax. Un’offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili, e un’offesa ai pazienti. Altro che rifiuto di una gestione ideologica dell’emergenza! Questa è davvero una decisione tutta ideologica, totalmente irresponsabile, e degna della peggiore politica politicante”. E’ quanto afferma in una nota il Governatore della Campania Vincenzo De Luca. “E’ una decisione che offende la stragrande maggioranza dei medici e degli infermieri – aggiunge – che si sono comportati in maniera deontologica e responsabile, e ai quali va tutta la mia solidarietà. E’ una decisione che toglie sicurezza e tutela ai pazienti ricoverati e ai loro familiari. E’ una decisione che crea enorme difficoltà ai dirigenti delle strutture sanitarie e ospedaliere, nel loro obbligo di tutela della salute dei pazienti. E’ una decisione che rischia – se si diffonde il contagio fra i medici – di fare avere ancora meno personale in servizio, altro che più medici” conclude il Presidente.
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