E' un cambio di paradigma che, man mano che la tecnologia si è evoluta, ha aperto nuove linee di ricerca
Scoprire i tumori quando sono ancora "invisibili", aumentando così le chance di riuscire a sconfiggerli. E' la nuova frontiera della ricerca sul cancro che vede l'Irccs di Candiolo in prima linea. "Negli ultimi anni - spiega Vanesa Gregorc, direttrice dell'oncologia medica di Candiolo (clicca qui per la video intervista) - ci siamo resi conto che la sfida non si può giocare solo studiando il tumore ma anche analizzando le caratteristiche dei pazienti". Si tratta di un cambio di paradigma che, man mano che la tecnologia si è evoluta, ha aperto nuove linee di ricerca. "Con il progetto Proactive, ad esempio, grazie alla ricerca sul Dna tumorale circolante e sulle primissime tracce che il cancro rilascia nel nostro sangue, stiamo lavorando allo sviluppo di nuove metodiche che ci consentano di prevedere lo sviluppo di un tumore, diverso tempo prima che diventi radiologicamente visibile".
Nelle piccole molecole di Rna che circolano nel sangue potrebbe celarsi l'informazione più preziosa per le donne con tumore al seno: la terapia più efficace contro la loro malattia. Ne sono convinti Filippo Montemurro, oncologo e direttore della Breast Unit dell'Istituto Candiolo e il suo team di ricerca, che hanno annunciato di aver scoperto un frammento di Rna in grado di prevedere la risposta delle pazienti alla terapia ormonale. "Questo risultato - dice Montemurro - ci ha spinto non solo ad approfondire il ruolo che svolge questa particolare molecola, la miR-100, ma anche ad ampliare la casistica con l'obiettivo di validare i nostri risultati e renderli utilizzabili in clinica. Continueremo a selezionare e ad analizzare nuove molecole di Rna per svelarne ruolo e funzioni". Ad accelerare il lavoro degli scienziati del Candiolo sono stati una serie di algoritmi innovativi, uno dei quali ha portato alla scoperta di miR-100. Presto l'algoritmo potrà essere usato in clinica per stabilire la risposta delle pazienti alle terapie ormonali. "Grazie al nostro lavoro - aggiunge Montemurro - il biomarcatore miR-100 si sta rivelando un promettente strumento per identificare con più accuratezza le pazienti per le quali la sola terapia ormonale è sufficiente a bloccare lo sviluppo del tumore. L'obiettivo è riuscire a utilizzare miR-100 per migliorare la risposta alla terapia anche in quel 30-40% di pazienti che oggi devono sottoporsi alla chemioterapia e individuare altre molecole Rna che celano informazioni preziose per indirizzare le pazienti verso il trattamento più efficace contro il loro tumo
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