Le malattie neurodegenerative per l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono una priorità di salute pubblica poiché rappresentano, ormai, la 7a causa di morte nel mondo
Le malattie neurodegenerative, tra le quali l'Alzheimer ha il peso maggiore (rappresenta il 60% di tutte le forme di demenza) con 40 milioni di persone colpite nel mondo e 150mila nuovi casi l'anno solo in Italia, per l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sono una priorità di salute pubblica poiché rappresentano, ormai, la 7a causa di morte nel mondo. E' una epidemia a fronte della quale la Ricerca sta cercando di affilare le armi ma, purtroppo, gli studi ad oggi hanno collezionato vari fallimenti anche se miglioramenti sono stati ottenuti nella gestione della patologia.
Una nuova speranza, in occasione della Giornata mondiale sull'Alzheimer che si è celebrata il 21 settembre, arriva da alcune molecole in sperimentazione sui cui effetti promettenti stanno puntando i ricercatori a livello mondiale.
Ed è di pochi giorni fa un altro annuncio che apre le porte a nuovi possibili sviluppi terapeutici: i ricercatori dell'Istituto Neurologico Carlo Besta in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri hanno sviluppato una nuova molecola anti-Alzheimer. Si tratta di un composto organico somministrato per via intranasale nelle fasi precoci della malattia che, nello studio su topi, inibisce l'accumulo della proteina beta amiloide proteggendo i neuroni dai suoi effetti tossici. Si punta anche sulla combinazione di due farmaci già esistenti che hanno determinato una nuova molecola, la nitroMemantina, in grado di combattere i danni provocati dall'Alzheimer, ripristinando le connessioni nervose danneggiate. Lo studio, coordinato dall'Istituto di ricerca medico statunitense Sanford-Burnham, si avvia ora verso la fase dei test clinici. Inoltre, un recente studio dell'Università di Ferrara ha dimostrato che i farmaci in uso oggi, gli inibitori della acetilcolinesterasi (AChEI), la cui efficacia è stata ripetutamente messa in dubbio in passato, sono effettivamente utili a rallentare il declino delle funzioni cognitive nel tempo, e riducono la mortalità di circa il 40%. L'obiettivo è trovare una cura o, come primo passo, rallentare in modo significativo il declino cognitivo causato dalla malattia che, nel mondo e anche in Italia, assume numeri sempre più allarmanti.
Complessivamente, secondo una ricerca dell'Università di Washington, in Italia il numero delle persone con demenza è destinato ad aumentare del 56% entro il 2050, quando le persone colpite saranno 2.316.951. Nel mondo, invece, la previsione è di 139 milioni entro il 2050. Numeri enormi che determinano un forte impatto sulle famiglie, con costi economici spesso difficilmente sostenibili. Secondo una ricerca dell'Associazione Italiana Malattia di Alzheimer Aima e Censis nel 2016, il costo medio annuo stimato per paziente è di oltre 70mila euro e la maggior parte è a carico delle famiglie. La prognosi media della malattia di Alzheimer è di 12 anni e le persone coinvolte nell'assistenza sono 3 mln, soprattutto donne. "Abbiamo bisogno di gente qualificata che ci aiuti. Io assisto da due anni mia suocera e non ce la faccio più", questa è una delle 10mila richieste di aiuto che giungono ogni anno dai caregiver alla Linea Verde di Aima. Poche parole che sintetizzano le difficoltà delle famiglie e l'urgenza di un maggiore supporto anche sociale. Un'iniziativa in tal senso sarà messa in campo da Aima proprio il 21 settembre: una squadra di 10 psicologi sarà a disposizione per offrire colloqui gratuiti ai caregiver dei pazienti, per fornire consigli e un aiuto.
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