La richiesta arriva dalla Campania e a seguire Veneto, Toscana e Lazio. Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia si oppongono
La "rivolta" parte dalla Campania che spinge sulla dipendenza dei medici di famiglia. E sulla scia della Regione guidata da Vincenzo De Luca anche altri Governatori, convinti che la strada giusta sia quella di trasformare in dipendenti i medici di medicina generale. Ma andiamo per ordine, cercando di capire perche c'è stata questa sorta di diaspora. Occorre fare un salto indietro di una settimana, quando cioè il documento che detta le linee guida per il nuovo ruolo dei medici di famiglia era pronto per l'approvazione. Giova ricordare brevemente i contenuti del testo: un orario di 38 ore settimanali (di cui 20 a studio, 12 nei distretti e 6 nelle Case della Comunità) ma con un rapporto che rimane di natura convenzionata con la conferma del rapporto fiduciario con i pazienti.
Il documento era stato approvato dal Ministero della Salute e dagli Assessori alla sanità regionali con l’assenso dei sindacati maggiori: il passaggio successivo sarebbe stata la legge che di fatto avrebbe incatenato il testo dell'accordo in modo da far partire le trattative per la nuova convenzione dopo la firma del vecchio Acn 2016/2018 di cui abbiamo ampiamente parlato.
Ma quando il testo è arrivato ai presidenti delle Regioni c'è stata una levata di scudi che ha bloccato tutto l'iter. A ribellarsi è stata per prima la Regione Campania "che avrebbe giudicato inopportuna l’ingerenza del Ministero della Salute su competenze regionali visto che è il Comitato di settore Regioni-Sanità a scrivere l’Atto d’indirizzo" a cui si sono accodate Toscana, Veneto e Lazio (quest'ultima per indorare la pillola vorrebbe offrire ai camici bianchi la possibilità di scelta). E non è tutto: il contenuto sembrerebbe - sostengono i vertici dell'Ente campano - a tutelare i sindacati e che di conseguenza "l'unica strada da seguire è la dipendenza dei medici di famiglia".
A difendere il documento invece sono le regioni guida della Commissione Salute (Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia) che hanno partecipato attivamente alla stesura giudicata un compromesso virtuoso. Una prima risposta arriverà stamani, nel corso di un incontro fra le Regioni e il Ministro della Salute proprio per fare chiarezza su una materia di rilevanza nazionale.
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