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Per la prima volta in Italia riparazione endovascolare di tutta l’aorta

Cardiologia Redazione DottNet | 20/07/2021 13:39

L'intervento è stato effettuato presso l’Unità Operativa di Cardiochirurgia del Sant'Orsola di Bologna

Per la prima volta in Italia, riparazione endovascolare di tutta l’aorta, dal suo punto di origine dal cuore fino alla biforcazione con le arterie iliache. È il nuovo primato ottenuto dall’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove nelle scorse settimane è stato eseguito l’innovativo intervento su un paziente di 76 anni, a lungo seguito in altra sede per patologia dilatativa dell’aorta toracica ed addominale. Si registra così un’ulteriore ed importante tappa per la progressione e lo sviluppo delle tecniche endovascolari, che si identificano come una effettiva alternativa terapeutica alla chirurgia tradizionale per un gruppo selezionato di pazienti affetti da aneurismi aortici ma che tuttavia non presentano caratteristiche cliniche tali per essere sottoposti all’intervento di tipo tradizionale. “Procedure di questo tipo – sottolinea il Prof. Davide Pacini (nella foto)  – sono la chiara dimostrazione della perfetta integrazione tra specialisti con competenze differenti ma nello stesso ambito, con il paziente sempre al centro di tutto”.
 
L’intervento.

 Dopo alcuni interventi “tradizionali” e di particolare complessità, effettuati negli ultimi due anni, per provare ad arrestare la progressione della patologia aortica, negli ultimi mesi si era assistito ad un graduale incremento dimensionale anche dell’aorta toracica prossimale, ed in particolare dell’arco aortico. Così, dopo un’accurata valutazione del caso, il team multidisciplinare composto dai cardiochirurghi guidati dal prof. Pacini (presidente del Comitato scientifico della Fondazione della SICCH, Cuore Domani) e dai radiologi interventisti, guidati dal dott. Luigi Lovato, decideva, in considerazione degli elevatissimi rischi legati ad un’eventuale opzione chirurgica, di procedere con una quarta procedura endovascolare di esclusione dell’aneurisma dell’arco aortico e dell’aorta ascendente. Un intervento portato avanti attraverso una procedura di completa esclusione endovascolare dell’aneurisma dell’arco aortico, mediante posizionamento di endoprotesi “double branch”, preceduta da intervento chirurgico di confezionamento di bypass tra arteria carotide sinistra ed arteria succlavia sinistra.

 
Questa endoprotesi ha la particolarità di essere dotata di due branche che garantiscono la corretta perfusione cerebrale attraverso il posizionamento di “bridging” stent tra le arterie che prendono origine dall’arco aortico e le branche protesiche. In tal modo è stato quindi possibile una copertura endovascolare di tutta l’aorta con completa esclusione dei multipli aneurismi. La procedura si è svolta senza l’ausilio della circolazione extra-corporea (macchina cuore-polmone) che viene utilizzata di routine in tutti gli interventi di cardiochirurgia. La scelta di eseguire un intervento di tipo endovascolare in vari steps era stata data anche dalla necessità di poter eseguire diversi interventi nel tempo a carattere meno invasivo, con tempi di recupero funzionale del paziente e percentuali di rischio peri-operatorio nettamente inferiori.
 
La ricerca. “L’intervento effettuato al Sant’Orsola di Bologna, oltre a confermare il livello di eccellenza raggiunto dall’Unità Operativa di Cardiochirurgia dell’ospedale, ci sprona ad insistere sempre di più sulla strada della ricerca scientifica”, spiega il prof. Alessandro Parolari, presidente della Fondazione Cuore Domani. “In tal senso i cardiochirurghi hanno sempre dato in questi anni il loro contributo e rappresentano, a livello internazionale, un punto di riferimento sempre più riconosciuto. E grazie anche alle azioni di sensibilizzazione e alle attività di ricerca scientifica portate avanti della nostra fondazione ogni giorno proviamo a muovere un piccolo passo in avanti nella lotta contro il diffondersi delle malattie cardiovascolari. Patologie che, va rimarcato, nonostante i drammatici numeri della pandemia da Covid-19, rappresentano sempre la principale causa di morte nel mondo occidentale”.

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