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Il Manifesto su rischio cardiovascolare residuo: un appello congiunto per garantire accesso alle migliori opzioni di cura

Cardiologia Redazione DottNet | 17/09/2024 14:31

Per colmare questo vuoto, è stato realizzato il Manifesto: “Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema”

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in Italia con oltre 217mila decessi l’anno1  Nonostante l'elevato tasso di mortalità, l'identificazione e la prevenzione dei fattori di rischio possono ridurre significativamente l’insorgenza e la progressione delle malattie cardiovascolari. Attualmente, i trattamenti primari per la prevenzione e gestione delle CVD includono terapie ipolipemizzanti, terapie antidiabetiche e antipertensive. Tuttavia, nonostante l’efficacia di questi trattamenti, esiste un gruppo di pazienti che può rimanere esposto a rischio cardiovascolare residuo. Il rischio cardiovascolare residuo si può definire come la probabilità che ha una persona con malattia cardiovascolare di sviluppare nuovi eventi cardiovascolari, spesso fatali, anche laddove trattata seguendo gli standard di cura attualmente in uso.

Pasquale Perrone Filardi (nella foto), Presidente Società Italiana Cardiologia – SIC; Professore Malattie Apparato Cardiovascolare, Università degli Studi di Napoli, Federico II sottolinea – "Esiste uno specifico gruppo di pazienti che presenta un rischio cardiovascolare residuo, per il quale gli attuali percorsi di cura e l’utilizzo delle terapie farmacologiche in uso non sono in grado di migliorare la prognosi e che, di conseguenza, può sviluppare nuovi eventi cardiovascolari, spesso fatali.

Questo perché la persistenza del rischio cardiovascolare residuo è indipendente dal controllo del colesterolo ‘cattivo’ LDL (C-LDL). " e prosegue -" Per questi pazienti la comunità scientifica ha già individuato terapie a valore aggiunto in grado di colmare il bisogno insoddisfatto, che hanno dimostrato di ridurre significativamente il rischio di eventi cardiovascolari, offrendo una nuova e potente arma terapeutica ai pazienti in prevenzione secondaria e livelli moderatamente elevati di trigliceridi".

Per consentire il confronto tra i principali attori di sistema sull’importanza della prevenzione nel rischio cardiovascolare residuo e le opportunità di cura, a tutela del paziente su tutto il territorio nazionale, oggi, presso l’Istituto Sturzo a Roma si è tenuto l’incontro dal titolo "Prevenzione, appropriatezza e accesso omogeneo alle terapie: driver fondamentali per contrastare il rischio cardiovascolare residuo", in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanita, SID – Società Italiana di Diabetologia e SALUTEQUITA’; promosso da SIC, GISE, SISA, ANMCO, FADOI, SIMI, AMD, SIMG, FIMMG; organizzato da Cencora Pharmalex e realizzato con il contributo non condizionante di Amarin.

L’evento ha sottolineato la necessità di garantire al cittadino paziente un accesso equo alle terapie a valore aggiunto importante, evidenziando la centralità della prevenzione nel rischio cardiovascolare residuo.

"Per le persone che hanno avuto uno o più eventi cardiovascolari, con rischio cardiovascolare residuo, è necessario fare di più. Sappiamo che il diritto alla salute, se manca un accesso omogeneo e tempestivo alle migliori cure ed alle terapie a valore aggiunto, non può considerarsi garantito" - Dichiara Maria Pia Ruggieri, Consigliere di Salutequità -"Per aiutare queste persone il passo fondamentale è fare sistema e promuovere una maggior fruibilità dell’innovazione, molto spesso, salvavita. Abbiamo deciso di patrocinare il Manifesto sul rischio cardiovascolare residuo, che è stato il frutto del lavoro congiunto di comunità scientifica e stakeholder in Sanità, per assicurarci che i bisogni e i diritti dei cittadini siano chiari alle istituzioni competenti e che vengano superate le disparità di accesso alle cure esistenti rispetto ad altri cittadini europei, ed anche all’interno delle nostre Regioni. "

Durante l’incontro è stato presentato ufficialmente il Manifesto "Rischio cardiovascolare residuo: analisi del contesto e delle opzioni terapeutiche, tra innovative strategie di prevenzione e sostenibilità di sistema", promosso da SIC, GISE, SISA, ANMCO, FADOI, SIMI, AMD, SIMG, FIMMG e con il patrocinio di SID e SALUTEQUITA’. Il documento inquadra la patologia sintetizzando lo stato dell'arte delle terapie in uso per la gestione del rischio cardiovascolare e richiamando l'attenzione sull’importanza di avere disponibili terapie a valore aggiunto per la gestione del rischio residuo, a cui si associa la necessità di uniformare l'accesso alle cure in tutta Italia, favorendo un miglioramento dei percorsi di presa in carico.

Elena Murelli, 10° Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Senato della Repubblica ha sottolineato - "Come Parlamentare e Coordinatrice dell’Intergruppo parlamentare sulle malattie cardio, cerebro e vascolari, è saldo il nostro impegno nel cercare di tutelare i pazienti affetti da malattie cardiovascolari. È fondamentale ridurre la prevalenza di queste malattie come causa principale di mortalità in Italia. In tal senso, sosteniamo il Manifesto sul rischio cardiovascolare residuo, che chiede una gestione complessiva e adeguata dei pazienti a rischio. Il nostro obiettivo ed impegno politico è finalizzato ad assicurare che tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro residenza, abbiano le stesse opportunità di diagnosi e trattamento in modo uniforme e tempestivo promuovendo la spinta alla programmazione sanitaria del nostro Sistema Paese come benchmark per l’Europa."

Chiaro è l’appello alle istituzioni al fine di garantire un accesso uniforme, omogeneo e gratuito alle terapie per tutti i pazienti. Questo richiede politiche sanitarie inclusive, finanziamenti adeguati e una collaborazione tra enti pubblici e privati per assicurare che nessun paziente venga lasciato indietro.

L’obiettivo è quello di ottimizzare le risorse del Servizio Sanitario Nazionale, investendo in salute ed innovazione per ridurre ospedalizzazioni e disabilità e per sostenere i pazienti, le loro famiglie e i caregiver, anche attraverso l’informazione e la prevenzione: "Eventi come quello di oggi, sono cruciali per diffondere la cultura della prevenzione, specialmente per chi ha già avuto uno o più eventi cardiovascolari. Solo questa può condurre alla riduzione del tasso di mortalità della patologia che, ancora oggi, rappresenta la prima causa di morte in Italia. Per andare in questa direzione, è necessario informare e formare tutti gli operatori sanitari e i cittadini. Come Istituto Superiore di Sanità siamo impegnati in questa direzione e siamo certi che il nostro contributo possa aiutare a garantire le migliori diagnosi e cure in tutte le Regioni." ha concluso Manuela Bocchino, Medico Specialista in Cardiologia, Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento, Istituto Superiore di Sanità.

Il manifesto

Promosso da LA SOCIETÀ DELLE TRE ANIME Società Italiana di Cardiologia - Con il patrocinio della Società Italiana di Diabetologia e Le malattie cardiovascolari (CVD) sono la principale causa di morte a livello globale e contribuiscono in modo determinante alla disabilità.

Sono caratterizzate da disordini cardiaci e vascolari che includono la malattia coronarica, cerebrovascolare, vascolare periferica e altre forme di cardiopatia ischemica cronica. Secondo le ultime stime del Global Burden of Disease, in Italia 9,6 milioni di individui sono affetti da CVD, con 800 mila nuove diagnosi annuali e oltre 670 mila ricoveri ospedalieri imputabili a queste patologie. I decessi per CVD rappresentano la prima causa di morte in Italia.

Numerosi sono i fattori che determinano il rischio di un individuo di sviluppare CVD: alcuni non sono, ovviamente, modificabili (il sesso, l’età, la storia familiare e l’etnia), mentre su altri (fumo, dislipidemia, ipertensione arteriosa, diabete mellito) è possibile intervenire attivamente con interventi sullo stile di vita (cessazione dell’abitudine tabagica, alimentazione corretta, attività fisica regolare) e con presidi farmacologici.

Le terapie efficaci per i fattori di rischio cardiovascolare (come le terapie ipolipemizzanti, le terapie antidiabetiche e quelle antipertensive) diminuiscono il rischio associato a queste condizioni patologiche, ma non lo eliminano completamente; nei pazienti affetti da tali condizioni, anche se trattati in modo adeguato, il rischio cardiovascolare rimane comunque più alto rispetto a quello delle persone non affette da tali patologie.

Nonostante l’utilizzo di terapie farmacologiche ipolipemizzanti (statine e la loro combinazioni con altre terapie) sia ormai consolidato, persiste un rischio cardiovascolare residuo indipendente dal controllo del colesterolo "cattivo" LDL (C-LDL).

Ad esempio, come dimostrato da evidenze epidemiologiche, genetiche e cliniche, i livelli di trigliceridi nel sangue rappresentano un marker di rischio cardiovascolare anche per quei pazienti che hanno un buon controllo del livello di C-LDL, perchè già in trattamento con terapie a base di statine e altri ipocolesterolemizzanti.

Il rischio cardiovascolare residuo si può definire come la probabilità che una persona con malattia cardiovascolare ha di sviluppare un nuovo evento cardiovascolare, spesso fatale, anche laddove trattato seguendo gli standard di cura attualmente in uso.

Attualmente, le terapie raccomandate e disponibili attraverso il Servizio Sanitario Nazionale per i cittadini-pazienti con livelli di C-LDL ben controllati ma con trigliceridi elevati, non si sono dimostrate del tutto efficaci nel ridurre il rischio clinico, ovvero l’insorgenza di nuovi eventi cardiovascolari, ospedalizzazioni e decessi, associato alle malattie cardiovascolari.

Terapie con un valore aggiunto, ovvero in grado di prevenire nuovi eventi cardiovascolari, rispetto a quelle attualmente disponibili e rimborsate, rappresentano una importante opzione clinica per colmare questo bisogno terapeutico insoddisfatto.

Tali terapie a valore aggiunto, se rese disponibili al cittadino, potrebbero favorire un miglioramento dei percorsi di cura e presa in carico dei cittadini, promuovere l’omogeneità di accesso, garantire più favorevoli esiti di salute, migliorare l’appropriatezza e generare risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. Tra queste terapie in grado di migliorare gli esiti cardiovascolari dei cittadini, alcune sono ancora in fase di sviluppo (molecole in grado di ridurre i livelli della lipoproteina Lp(a), importante indicatore di rischio CV), altre sono state oggetto di recenti studi (ad esempio la colchicina, un farmaco di impiego già consolidato per altre condizioni è efficace anche nella prevenzione secondaria).

Per le persone con ipertrigliceridemia (trigliceridi oltre 150 mg/dL) che hanno già avuto un evento e sono pertanto ad alto o altissimo rischio cardiovascolare è già ampiamente disponibile in Europa (ma non ancora in Italia) icosapent etile. Le Associazioni e Società Scientifiche chiedono alle Istituzioni la presa in carico complessiva e appropriata della persona a rischio cardiovascolare residuo attraverso:

• Pronta valutazione delle nuove opzioni terapeutiche che si rendono globalmente disponibili nel trattamento del rischio cardiovascolare residuo alla luce di criteri EBM e del loro rapporto costo-efficacia

• Accesso tempestivo e facilitato a tutte le terapie di dimostrata efficacia approvate ed inserite nelle linee guida dalla comunità scientifica internazionale e già in uso in Europa

• Accesso omogeneo, tempestivo e gratuito alle terapie di dimostrata efficacia con valore aggiunto su tutto il territorio nazionale

• Collaborazione per incentivare la formazione di medici specialisti e medici di medicina generale sul rischio cardiovascolare residuo per individuare le persone a più alto rischio ed indirizzarli prontamente al percorso di cura più appropriato (epidemiologia; diagnosi precoce; invio alle cure; monitoraggio dei trattamenti etc.)

• Promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione e corsi di formazione per le persone ad alto e altissimo rischio cardiovascolare, con l’obiettivo di promuovere il processo decisionale condiviso tra medico, paziente e istituzioni

• Incentivazione della ricerca scientifica per identificare nuovi strumenti di diagnosi e di appropriatezza della terapia attraverso studi di implementation science per rendere la pratica clinica più aderente alle raccomandazioni delle linee guida

• Valutare con attenzione interventi su stili di vita ed abitudini alimentari in prevenzione primaria nel ridurre il carico di malattie cardiovascolari nel tempo e la prevalenza dei principali fattori di rischio cardiovascolare

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