Negli anziani il lockdown può avere accentuato problematiche preesistenti, precipitandole o rendendole manifeste
Il covid19 ha annullato ogni possibilità di contatto umano, ma non il bisogno di socializzare. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i giovani, che hanno una personalità in formazione, e gli anziani, che più di tutti necessitano di contatto per non sentirsi soli. L’emergenza pandemica ha infatti accentuato il distanziamento, l’isolamento, scatenando la paura dell’altro, del soggetto visto con sospetto in quanto (seppur involontariamente) pericoloso e possibile veicolo di contagio. «Questa è solo una delle prime conseguenze da affrontare in fase post-covid, come ha spiegato la dottoressa Maria Rosaria Rapolla, psichiatra del Centro Sant’Ambrogio Fatebenefratelli. L’individuo si è ritrovato ( e si ritrova) a vivere in solitudine, escludendo e allontanando tutti per paura. Per ricominciare lasciandosi dietro di sé le conseguenze fisiche e psicologiche del Covid19 ha bisogno di supporto, di un’assistenza integrale.
L’assistenza del centro è volta alla diagnosi e alla cura di forme di ansia e depressione, in modo da evitarne la possibile cronicizzazione. L'ansia e la sintomatologia depressiva possono manifestarsi nelle persone che hanno vissuto la malattia da covid19, magari con un ricovero ospedaliero, ma anche, ad esempio nei familiari delle vittime covid19, che hanno vissuto nell’angoscia, lontani dai cari, e che faticano a rielaborare il lutto; e negli operatori sanitari, travolti dallo “tsunami” pandemico ed esposti ogni giorno ad una continua lotta interiore tra il senso del dovere e il timore per la propria salute e quella dei propri cari; tra il senso di colpa per i pazienti deceduti e lo stress fisico e psichico.
Possono poi avere bisogno di un supporto anche persone che durante il lockdown hanno trovato nelle sostanze stupefacenti una valvola di sfogo per sfuggire alla dura realtà, cadendo nella dipendenza ; e donne e bambini vittime di violenza e maltrattamenti, in aumento durante l’isolamento domestico.
Disturbo post traumatico da stress nei malati da covid19
«I malati da covid19-spiega la dottoressa Rapolla-hanno dovuto affrontare il dramma che li ha travolti, il dolore fisico e i sintomi ansiogeni, nonché lo stress emotivo e l’angoscia nel rivedere rispecchiato negli altri pazienti il proprio dolore. Ed una volta superata la malattia riemergono, però, nella mente del malato i frammenti e i ricordi dell’esperienza traumatica, cioè si verifica il cosiddetto disturbo post traumatico da stress, curabile tramite un intervento psicoterapico, di solito di tipo cognitivo-comportamentale , o farmacologico».
Negli anziani, il lockdown può avere accentuato problematiche preesistenti, precipitandole o rendendole manifeste. L'isolamento, la scarsità di stimoli, possono aver peggiorato un decadimento cognitivo, favorito la perdita del ritmo sonno-veglia, o slatentizzato dei sintomi depressivi. Senza dimenticare che nell'anziano la depressione può manifestarsi con sintomi che possono far pensare alla comparsa di una demenza, con la differenza che mentre per quest'ultima purtroppo ad oggi non esiste una cura, per la depressione invece c'è un' ottima risposta ai farmaci.
«Non solo-ha aggiunto la dottoressa- sono diminuite le chiamate ai centri di violenza ma non sono affatto scomparsi i maltrattamenti, anzi, si sono accentuati per nervosismo e rabbia del maltrattante, con l’aggravante di bambini costretti ad assistere agli atti di violenza. Possiamo definirli i danni collaterali della guerra Covid19. Quando tutto finirà, ognuno di noi affronterà un percorso con se stesso superando la paura dell’altro, riscoprendo l’importanza del contatto, del calore umano e allontanandosi dalla confort zona (la casa) per affrontare nuovamente l’imprevisto, l’ignoto, la sfida. Talvolta, però, sarà necessario l’aiuto di uno specialista per trovare la spinta per RICOMINCIARE»-ha concluso la psichiatra.
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