Anaao, gli ospedali non reggeranno per più di due mesi se l'aumento sarà esponenziale
Il trend dei nuovi casi di Covid-19 in Italia continua a crescere ormai da 10 settimane e i dati dell'ultimo bollettino del ministero della Salute non rassicurano, perchè i numeri ci riportano più vicini alla situazione della prima fase pandemica di marzo-aprile che al periodo di post lockdown. Tornano infatti a salire i contagi dopo il lieve calo di lunedì dovuto al minor numero di tamponi effettuati, sforando il tetto dei 5.900, e schizza il numero dei ricoveri in terapia intensiva, con 62 pazienti in più nelle ultime 24 ore.
Quanto basta perchè i medici ospedalieri lancino l'allerta: se la crescita dei casi dovesse iniziare ad essere esponenziale, gli ospedali non reggeranno oltre due mesi. I numeri, dunque, non lasciano molti dubbi circa il fatto che il nuovo coronavirus sia tornato a correre anche in Italia, sia pure in modo minore rispetto ad altri paesi Ue: nelle ultime 24 ore si sono registrati 5.
E schizza l'aumento dei pazienti ricoverati in terapia intensiva: 62 in più per un totale di 514 (ieri erano 452). un numero che ci riporta al 26 maggio, quando nelle rianimazioni c'erano 521 pazienti ricoverati. Ed il quadro non è migliore nei reparti Covid ordinari, dove è stata superata la soglia dei 5mila ricoverati: sono 5.076, 255 più di ieri. Insomma, non è ancora emergenza ma l'allerta, soprattutto per gli ospedali, deve essere massima. Con i numeri attuali "gli ospedali italiani potranno ancora reggere almeno per 5 mesi ed al momento la situazione è gestibile, ma se dovessimo assistere ad un aumento esponenziale dei casi come sta accadendo in altri Paesi come la Francia allora il sistema ospedaliero avrebbe una tenuta di non oltre 2 mesi", afferma Carlo Palermo, il segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri italiani, l'Anaao-Assomed. Se si passasse cioè dai circa 5mila casi di contagio giornalieri agli oltre 10mila come in Francia, rileva, "si rischia il crollo della prima trincea ospedaliera anti-Covid, perchè gli ospedali non sono pronti a far fronte ad un'epidemia esponenziale".
"Già ora - avverte - si iniziano a registrare delle criticità, a partire dal personale sanitario carente e dalle strutture che non sempre garantiscono percorsi differenziati". Non solo: "Anche i reparti Covid ordinari cominciano a riempirsi, soprattutto al Sud, e questo è un segnale da non sottovalutare". Questi reparti, spiega, "si stanno riempendo perchè qui giungono i sempre più numerosi pazienti positivi che non possono effettuare il periodo di isolamento al proprio domicilio. Si tratta di pazienti nella maggior parte dei casi stabili o con sintomatologia lieve e che quindi non necessiterebbero di un ricovero ospedaliero, Non possono però restare nelle proprie abitazioni, quando non si hanno condizioni adeguate". Il punto, rileva, "è che mancano i necessari alberghi sanitari per questi pazienti e ciò sta portando ad un intasamento dei reparti".
Ad ogni modo, sottolinea Palermo, va detto che la situazione a livello nazionale per le terapie intensive "per il momento è abbastanza tranquilla, anche se i ricoveri stanno aumentando. Abbiamo ad ora 6mila posti di terapia intensiva, cui se ne aggiungeranno altri 3.500 circa, le cui gare sono già partite. Inoltre, considerando che il 50% circa dei posti letto in terapia sub-intensiva, pari a circa 2mila posti, saranno utilizzati e adeguati per i pazienti Covid, in totale potremo disporre di circa 11mila posti letto tra terapie intensive e sub-intensive". Intanto, la strategia dei tamponi resta essenziale per rintracciare e limitare i focolai. ma proprio i tamponi, secondo l'ultimo rapporto Gimbe, rappresentano un tallone d'Achille: "Le attività di testing non sono state potenziate in misura proporzionale all'aumentata circolazione del virus, determinando un netto incremento del rapporto positivi/casi testati a livello nazionale che da metà luglio a metà agosto - conclude la Fondazione - è salito dallo 0,8% all'1,9%, per raggiungere nella settimana 5-11 ottobre il 6,2% con notevoli variazioni regionali".
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