Gli alchimisti dei giorni nostri che nei laboratori di tutto il mondo cercano un prodotto per dimagrire efficace e sicuro non hanno vita facile. Trovarlo sarebbe come scovare una pietra filosofale che trasforma tutto in oro: si stima che nel mondo ci siano più di 300 milioni di obesi e 800 milioni di persone sovrappeso. Un mercato sconfinato. Ma i medicinali che promettevano di far perdere chili senza fatica si sono finora scontrati con la dura realtà: o sono stati ritirati perché procuravano più danni che benefici, o hanno dimostrato efficacia limitata. Quello in arrivo non desta particolari preoccupazioni, ma non fa neppure miracoli. Dopo il sì dell'Emea, l'Agenzia europea per il farmaco, sta infatti per entrare in commercio anche in Italia la pillola per dimagrire che potrà essere chiesta al farmacista senza ricetta medica. Non contiene un preparato nuovo, bensì l'orlistat, principio attivo già in uso che ostacola l'assorbimento dei grassi, proposto, però, a una dose dimezzata rispetto alla formulazione in vendita come farmaco. «Il dibattito in sede europea sulla sua approvazione è stato molto animato — racconta Mauro Venegoni, responsabile dell'Ufficio di farmacovigilanza dell'Agenzia italiana del farmaco —. Qualcuno teme che, potendo comprare il prodotto senza l'indicazione del medico, ne possano abusare coloro che non ne hanno bisogno, per esempio chi soffre di anoressia».
«Saranno i suoi effetti collaterali a impedirne l’uso inappropriato », obietta Michele Carruba, direttore del Centro studio e ricerca sull’obesità dell’Università di Milano. L'orlistat, infatti, riducendo l'assorbimento dei grassi nell'intestino, fa sì che questi si accumulino nelle feci, provocando diarrea, flatulenza, perfino incontinenza fecale. «E queste conseguenze — aggiunge Venegoni — non si verificano se si eccede in carboidrati (troppa pasta o troppo pane) come accade più spesso in Italia. Cosa che ne limita di fatto l'efficacia».
A parte il dubbio che possa ostacolare l'assorbimento di alcune vitamine, l'orlistat può essere considerato un'eccezione nella categoria dei farmaci antiobesità, segnata da medicinali che di volta in volta sono stati messi a punto, commercializzati e poi ritirati per l’emergere di rischi. «Come la fenfluramina e le altre sostanze del gruppo delle anfetamine, proibite perché riducevano sì il senso di fame, ma potevano provocare effetti collaterali anche gravi di tipo psichiatrico e danneggiare valvole cardiache e polmoni », ricorda Venegoni. O il rimonabant, riduttore dell’appetito, tolto dal mercato alla luce d’effetti collaterali di tipo psichiatrico. «Anche un altro farmaco, la sibutramina, nato come antidepressivo, agisce a livello del sistema nervoso centrale, interferendo col sonno e il tono dell'umore — dice Venegoni —. Inoltre può aumentare la pressione e la frequenza cardiaca». In seguito a due decessi sospetti, la vendita in Italia nel 2002 era stata sospesa, ma l'Emea, dopo attenta valutazione, ha decretato che, pur con cautele, il rapporto rischio beneficio del medicinale resta favorevole. E' bene però sapere che coi farmaci oggi a disposizione, associati a una dieta, in media non si perdono più di 45 chili. Che si riprendono non appena s’interrompe la cura se non si è cambiato stile di vita, mangiando meno e muovendosi di più.
Via libera da Aifa, riduce i sintomi intestinali senza l'uso di steroidi
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