Olaparib, inibisce l' enzima Parp e, nei pazienti con mutazione dei geni Brca1 e/o Brca2 ha ridotto del 47% il rischio di progressione del cancro
Per la prima volta nel tumore del pancreas una cura migliora la sopravvivenza libera da progressione della malattia. Si chiama olaparib, inibisce l' enzima Parp e, nei pazienti con mutazione dei geni Brca1 e/o Brca2 - i cosiddetti geni 'Jolie' dal nome dell' attrice che ha deciso di operarsi preventivamente a seno e ovaie - ha ridotto del 47% il rischio di progressione del cancro. A 2 anni, il 22,1% delle persone trattate con olaparib era libero da progressione di malattia, rispetto al 9,6% con placebo. Sono i dati principali dello studio internazionale di fase III Polo, presentati in seduta plenaria al 55esimo congresso Asco (American Society of Clinical Oncology) in corso a Chicago e pubblicati sul 'New England Journal of Medicine'. Polo è il primo studio randomizzato di fase III a stabilire "un approccio guidato dai biomarcatori nel trattamento della metastasi del cancro del pancreas, e apre le porte a una nuova era di cura personalizzata per questo tumore difficile da trattare", ha sottolineato l' autore principale dello studio Hedy L. Kindler, professore di Medicina alla University of Chicago Medicine. Lo studio vede protagonisti per l' Italia Giampaolo Tortora, professore ordinario di Oncologia medica all' Università Cattolica e direttore del Comprehensive Cancer Center della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, e Michele Reni, responsabile dell' Area di ricerca sui tumori del pancreas dell' Ospedale San Raffaele Irccs di Milano. Il trial è iniziato ed è stato in buona parte svolto da Tortora presso l' Università di Verona, dove era ordinario di Oncologia medica e direttore di Oncologia dell' Azienda ospedaliera integrata, prima di approdare a Roma alla Cattolica e al Gemelli dove la ricerca è stata completata.
Polo è uno studio di fase III randomizzato in doppio cieco verso placebo, su pazienti con adenocarcinoma del pancreas con mutazione nei geni Brca1 e/o Brca2 (gBrcam) sottoposti per almeno 16 settimane a chemioterapia. "Parte dei pazienti arruolati nello studio - ha spiegato Tortora - ha ricevuto olaparib (compresse da 300 mg, 2 ogni giorno) e parte placebo, a partire da 4-8 settimane dopo l' ultima dose di chemioterapia, continuando fino a progressione o tossicità inaccettabile". Circa il 7,5% dei pazienti con tumore del pancreas hanno mutazioni gBrcam e quindi sono candidabili alla terapia con olaparib. Il farmaco, che si assume per bocca, è già in uso per altri tumori e funziona bloccando l' azione di un enzima che ripara il Dna, la proteina Parp, impedendo così il riparo dei danni provocati al Dna dalla chemioterapia precedente con derivati del platino. Attualmente le persone affette da tumori del pancreas metastatico hanno una sopravvivenza libera da progressione di malattia (Pfs) di soli 6 mesi circa. A oggi non si sono mai dimostrati efficaci trattamenti di mantenimento per migliorare la sopravvivenza di questi malati. Polo si è basato su un precedente recente studio di fase II, in cui l' aggiunta dell' inibitore di Parp aveva dimostrato un tasso di risposte di quasi il 22% in pazienti con mutazione gBrcam. Polo è stato quindi il primo trial di fase III che ha valutato l' efficacia del mantenimento con un inibitore di Parp nei tumori del pancreas dopo chemioterapia. Il principale obiettivo dello studio era prolungare la sopravvivenza libera da malattia, valutata da un comitato centrale indipendente dai ricercatori. Sono stati trattati 90 pazienti con olaparib e 61 con placebo.
Lo studio ha dimostrato un incremento significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza nei pazienti con gBrcam che hanno ricevuto olaparib invece del placebo dopo chemioterapia, ottenendo una sopravvivenza media liberi da progressione di malattia di 7,4 contro 3,8 mesi, e riducendo quindi del 47% il rischio di progressione dei pazienti trattati. A 2 anni il 22,1% dei pazienti trattati con olaparib era libero da progressione di malattia rispetto al 9,6% di quelli trattati con placebo. La tollerabilità è risultata buona e in linea con quanto atteso sulla base dei trattamenti consueti con olaparib anche in altre malattie, così come la valutazione della qualità della vita. "Polo è quindi il primo studio che nei tumori del pancreas stabilisce un vantaggio nel trattamento con un nuovo farmaco biologico assegnato sulla base di una alterazione genetica-molecolare - ha sottolineato Tortora - Si stanno inoltre studiando altre alterazioni molecolari presenti in piccoli sottogruppi di pazienti con tumori del pancreas, che potrebbero avere in tempi brevi farmaci specifici". "Si apre così, finalmente anche nella lotta contro questo tumore - ha aggiunto lo specialista - una strada già percorsa con successo per curare altri tipi di cancro (che colpisce per esempio polmone, mammella, colon, melanoma), in cui i pazienti ricevono terapie in base alle rispettive alterazioni nel profilo genico-molecolare della loro neoplasia".
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