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Micro Rna e immunoterapia: le nuove armi contro il cancro al polmone

Oncologia Redazione DottNet | 31/05/2019 15:27

L'Airc quest'anno ha investito 3 milioni e 250 mila euro per finanziare 33 progetti e borse di studio contro i tumori

Da microRna killer traghettati nelle cellule del cancro alla nuova frontiera dell' immunoterapia. Nell''arsenale' della ricerca italiana contro il cancro al polmone affilano nuove armi gli scienziati sostenuti dall' Airc, che solo quest' anno ha investito 3 milioni e 250 mila euro per finanziare 33 progetti e borse di studio contro i tumori. Quello polmonare è il focus scelto dall' Associazione italiana per la ricerca sul cancro per la Giornata mondiale senza tabacco 2019. L' occasione per fare il punto sui risultati più promettenti raggiunti dai 'cervelli' sostenuti dall' ente. Il primo è uno studio firmato da Gerolama Condorelli, ordinario di Patologia generale all' università Federico II di Napoli, pubblicato su 'Molecular Therapy Nucleic Acids'.

Riguarda il MiR-34c-3p, una piccola molecola che promette di ridurre la sopravvivenza delle cellule di carcinoma polmonare non a piccole cellule, forma che rappresenta l' 85% dei casi di cancro al polmone.

Il team campano ha dimostrato che è possibile indirizzare miR-34c-3p direttamente alle cellule tumorali utilizzando come 'veicolo' un composto sintetico. "La molecola chimerica fa entrare miR-34c-3p nelle cellule malate, ripristinando la loro sensibilità ai farmacie diminuendo la loro proliferazione - spiega Condorelli - Ora stiamo indagando la fattibilità di questo approccio anche contro altre forme di cancro, come il glioblastoma" cerebrale. Un' altra ricerca Airc è stata pubblicata su' Clinical Cancer Research' dal gruppo di Gabriella Sozzi, direttore della Struttura complessa di Genomica tumorale presso la Fondazione Irccs Istituto nazionale tumori di Milano.

Il lavoro ha permesso di smascherare all' interno delle naturali difese dell' organismo i 'poliziotti corrotti' che fanno fallire l' immunoterapia. Gli autori hanno cercato di chiarire i motivi per cui, in alcuni casi, l' approccio immunoterapico produce un effetto opposto a quello desiderato: aiuta cioè il tumore polmonare non a piccole cellule a crescere, invece di frenarlo. "Abbiamo osservato - riassume Sozzi - che nei casi di progressione eccessiva della malattia in seguito all' immunoterapia, a svolgere un ruolo determinante sono i macrofagi che si trovano all' interno della lesione tumorale, definiti macrofagi associati a tumore (Tam)". Il prossimo passo sarà individuare potenziali marcatori capaci di predire la risposta al trattamento immunoterapico prima di somministrarlo.Infine la ricerca di Marcello Tiseo, associato di Oncologia all' università degli Studi di Parma. Riguarda l' osimertinib, un farmaco di terza generazione abbastanza efficace nei casi di tumore polmonare non a piccole cellule. Il composto agisce su una proteina umana che si chiama Egfr. Tuttavia, dopo un po' di tempo il tumore impara a resistergli.

Nello studio parmigiano, pubblicato sul 'Journal of Thoracic Oncology', è stato possibile identificare in una paziente due meccanismi diversi di resistenza che agiscono in concomitanza e annullano l' effetto di osimertinib. "Grazie al sostegno di Airc il nostro prossimo passo sarà individuare nuove strategie che ci possano aiutare a superare la resistenza del tumore ai trattamenti", riferisce Tiseo, responsabile del Day hospital oncologico dell' azienda ospedaliero-universitaria di Parma.

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