Perdita di tratti di Dna rende le cellule più vecchie e vulnerabili
Scoperto il meccanismo che accelera la morte delle cellule nervose nell'Alzheimer. Il cervello perde più rapidamente le sequenze di Dna che modulano l'attività dei geni che lo mantengono giovane. Nello stesso tempo, è inoltre accelerata l'attività dei geni coinvolti nella formazione delle placche, tossiche per i neuroni. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications dal gruppo dell'Istituto di Ricerca americano Van Andel, coordinato da Viviane Labrie, apre la strada a nuovi possibili strumenti di diagnosi e bersagli per combattere la malattia. I ricercatori hanno studiato delle sequenze di Dna che, a seconda dell'età e dei fattori ambientali, intensificano o abbassano l'attività di un gran numero di geni cerebrali.
Hanno, in particolare, confrontato questi interruttori che accendono e spengono i geni del cervello tra individui sani e malati di Alzheimer, osservando in questi ultimi una progressiva perdita di sequenze di Dna nei vari stadi della malattia.
fonte: Nature Communications
In Italia, solo 5 regioni hanno approvato un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale la cui reale implementazione resta comunque problematica
I ricercatori dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano e del “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano hanno collaborato a un lavoro che ha scoperto come due biomarcatori nel sangue considerati specifici per la Malattia di Alzheimer
Lo zonisamide è di norma impiegato nel trattamento delle crisi epilettiche ma recenti evidenze sembrano dimostrare l’efficacia nel ridurre i giorni di mal di testa nella popolazione pediatrica
Il risultato è pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia dal gruppo di ricerca del Massachusetts General Hospital di Boston guidato da Julian Daniel Sunday Willett
Scoperti nuovi fattori di rischio: il colesterolo "cattivo" nella mezza età e la perdita della vista non trattata in età avanzata
Perdita di autonomia, stigma sociale e peso economico i principali timori
Il lavoro, che accoglie le prime evidenze dello studio Nemesis è stato pubblicato su Nature Communications e illustra la generazione e i meccanismi neuronali delle alterazioni, suggerendo nuove vie di riabilitazione
All’A.O.U. Luigi Vanvitelli una nuova tecnologia cambierà la vita di migliaia di pazienti
Commenti