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A rischio mille farmacie nei piccoli centri

Farmacia Redazione DottNet | 24/02/2019 18:44

L'allarme arriva dal Sunifar: tra le cause il calo della spesa convenzionata

Punto di riferimento per circa 10 milioni di cittadini che vivono in piccoli paesi di montagna o nelle isole, le farmacie rurali sono 6.800 'presidi di salute', sparse in luoghi difficilmente raggiungibili, dove spesso mancano perfino ambulatori e uffici postali. Ma molte di loro lottano per sopravvivere, tra fatturati che diminuiscono e difficoltà di gestione. "Se continua così, almeno un migliaio sono a rischio chiusura", spiega Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar, il Sindacato dei Farmacisti Rurali di Federfarma. 

Equamente distribuite a Nord, Centro e Sud Italia, le 'farmacie rurali' sono quelle che si trovano in centri con meno di 5.000 abitanti e rappresentano meno di un terzo delle 19.

000 farmacie italiane. Alcune regioni ne hanno una maggior presenza, come Sardegna (318), Veneto (545), Calabria (472), Piemonte (697), Toscana (438), Emilia Romagna (521). Circa 2.000 si trovano in comuni sotto i 1.500 abitanti, in genere anziani e a basso reddito. "In ben 750 il titolare è l'unico farmacista che garantisce il servizio, perché non può permettersi di assumere personale. In alcuni casi le spese di gestione e le tasse annullano quasi i guadagni", prosegue Pagliacci. A monte del problema vi è lo spopolamento dei piccoli centri, a cui è collegata la riduzione progressiva dei servizi fondamentali, con un riflesso sui consumi di medicinali.

Ma a pesare è anche il progressivo calo della spesa farmaceutica convenzionata. "Tra i motivi di difficoltà - precisa Pagliacci - vi è la scelta delle regioni di diminuire la Distribuzione di Farmaci per Conto, a favore della Distribuzione Diretta: questo significa che il paziente che prima ritirava i medicinali dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale nella farmacia sotto casa ora deve andare a ritirarli in ospedale o centri di erogazioni delle Asl, tra l'altro a proprie spese, e con problemi di spostamento". Lo spiega bene Luciano, titolare dell'unica farmacia di un comune dell'appennino bolognese, spezzettato in diverse frazioni: "si obbligano anziani o familiari a fare anche 40 km di strade di montagna per consegnare loro la terapia. Mentre noi siamo aperti 360 giorni l'anno, e cerchiamo di rispondere alle crescenti richieste dei servizi di specialistica e prevenzione, ma spesso fatichiamo ad arrivare a fine mese".

A questo si aggiungono problemi logistici, come racconta Francesca, figlia della titolare dell'unica farmacia di Ustica, isola a un'ora e mezza dalla terraferma, con 1300 abitanti che continuano a diminuire per mancanza di lavoro. "La mia famiglia - spiega - gestisce questa farmacia dal 1985. La discontinuità dei collegamenti marittimi, la difficoltà nel garantire scorte, i costi aggiuntivi per il trasporto di farmaci: sono tutti elementi che pesano su un guadagno che, nei mesi non turistici, coprono a malapena le spese". Le 4.700 farmacie rurali che si trovano in centri con meno di 3.000 abitanti ricevono un sussidio. Ma, conclude Pagliacci, "è poco più che simbolico perché non è mai stato rivalutato dal 1969, e oggi ha perso di 20 volte il valore iniziale".

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