Chi soffre di celiachia può più facilmente andare incontro a deficit di vitamine del gruppo B, in particolare acido folico e vitamina B12, e una simile carenza contribuisce a innalzare i livelli di omocisteina, un aminoacido che quando è sovrabbondante aumenta il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. L’assunzione di vitamina B aiuta i pazienti celiaci a tenere sotto controllo i livelli di omocisteina. E’ quanto sostiene uno studio condotto presso il Medical Center di Amsterdam e pubblicato sulla rivista World Journal of Gastroenterology. I pazienti celiaci evidenziano spesso deficit di vitamina B12 e una simile carenza contribuisce ad innalzare i livelli di omocisteina.
I ricercatori hanno seguito 51 pazienti celiaci e 50 controlli: il 49% di loro ha assunto quotidianamente supplementi di vitamina B, i controlli hanno assunto placebo. I pazienti che hanno assunto vitamina hanno evidenziato un sensibile aumento nei valori ematici di vitamina B6, folati e vitamina B12; tale aumento non si è osservato nei controlli. «In alcuni casi la celiachia si presenta con sintomi molto sfumati e la conseguenza è in genere una diagnosi tardiva – spiega Nicola Caporaso, Cattedra di gastroenterologia all’Università Federico II di Napoli e presidente della Società italiana di gastroenterologia -. In questi casi l’intolleranza al glutine non trattata può aver favorito l’instaurarsi di una carenza di vitamine del gruppo B a causa di un cattivo assorbimento. Solo in presenza di una carenza documentata, per altro abbastanza rara, va presa in considerazione la supplementazione.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
Commenti