Attraverso modifiche dei batteri intestinali, al via lo studio inglese
Un giorno anche con la dieta si potrà contribuire a controllare l'Alzheimer: è l'obiettivo ultimo di un progetto di ricerca che ha preso il via presso la University of Aberdeen (Scozia) e che coinvolgerà pazienti e soggetti sani di controllo. Secondo quanto annunciato in una nota dell'ateneo, il progetto all'inizio verterà sul vedere se il microbiota dei pazienti è diverso e riconoscibile rispetto a quello di individui sani.
Poi in un secondo tempo l'obiettivo sarà vedere se modificando il microbiota intestinale dei pazienti attraverso l'alimentazione o l'integrazione con probiotici si possono ottenere dei benefici in termini di riduzione dei sintomi fisici e psicologici della demenza.
"E' divenuto evidente che esiste una comunicazione bidirezionale tra microbiota intestinale e cervello - spiega il coordinatore del progetto Alex Johnstone. Il nostro obiettivo sarà identificare se cambiamenti nella dieta possano influenzare i sintomi clinici della demenza". "Questo studio unico nel suo genere potrebbe portare allo sviluppo di interventi dietetici come soluzione per prevenire problemi comportamentali e fisici che sono associate a prognosi negativa nel paziente con demenza" - continua. "Vogliamo verificare che l'asse intestino-cervello giochi un ruolo chiave nei disturbi comportamentali associati alla demenza".
Lo ha dimostrato un team di ricercatori e ricercatrici del Centro interdipartimentale mente e cervello dell'Università di Trento, che ha aperto "un nuovo fronte nello studio sull'autismo"
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