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Tumori renali, diagnosi precoce con un biomarcatore italiano

Oncologia Redazione DottNet | 20/12/2018 13:50

Studio condotto dai ricercatori di Unimore e università di Modena e Reggio Emilia

Un biomarcatore sensibile e specifico nel rilevamento del carcinoma renale a cellule chiare, minimamente invasivo che consentirà la diagnosi precoce, la previsione e la sorveglianza delle recidive in questa forma di cancro. A scoprirlo i ricercatori di Unimore, l'Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con colleghi svedesi e statunitensi.  I risultati dello studio condotto dai ricercatori emiliani iniziato nel 2016 e concluso nel 2018 - spiega una nota - sono stati ripresi dalla rivista European Urology Oncology.

Protagonista il gruppo di ricerca del Laboratorio di Biochimica e Glicobiologia del dipartimento di Scienze della Vita di Unimore, costituito da Francesca Maccari, Fabio Galeotti, Veronica Mantovani e Federica Capitani, coordinati da Nicola Volpi.

Nel dettaglio, osserva Volpi, "il nostro studio riporta la possibilità di usare i glicosaminoglicani circolanti nel plasma, biomolecole molto complesse dal punto di vista della struttura, per diagnosticare accuratamente la presenza di carcinoma renale metastatico a cellule chiare".  Il carcinoma renale a cellule chiare è la forma più comune di cancro al rene ed è il nono tipo di cancro più frequente nel mondo occidentale producendo circa 90.000 morti a livello globale ogni anno. Ad oggi, non esiste possibilità di diagnosticare precocemente questo tipo di cancro che è in gran parte asintomatico.

Lo studio è stato condotto su 194 pazienti. La determinazione dei glicosaminoglicani plasmatici sviluppata nel laboratorio di Biochimica e Glicobiologia del Dipartimento di Scienze della Vita - viene spiegato - sta permettendo al dottor Francesco Gatto, che attualmente lavora in Svezia alla Chalmers University of Technology di Göteborg, primo autore del lavoro, di sviluppare un test diagnostico in grado di individuare precocemente vari tipi di cancro e di predirne l'evoluzione con l'obiettivo di curarli nelle prime fasi quando i trattamenti disponibili sono più efficaci.  Questi studi sono valsi a Gatto il riconoscimento 'Innovators under 35 Europe 2018' da parte della rivista MIT Technology Review.  

fonte: MIT Technology Review

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