Consente di evitare, nel caso di voluminosi e plurimi fibromi, l'asportazione dell'utero
I fibromi uterini interessano 3 milioni di donne solo in Italia. Si tratta dei tumori benigni più frequenti in ambito femminile, i cui campanelli di allarme nelle giovani sono cicli mestruali abbondanti, dolore alla penetrazione durante i rapporti sessuali e difficoltà a concepire. L'iperplasia prostatica benigna (un ingrossamento non dovuto a un tumore) è invece la patologia più diagnosticata nell'uomo in campo urologico dopo i 50 anni. Per entrambi vi è un'alternativa alla chirurgia, mininvasiva e ancora poco conosciuta: l'embolizzazione, eseguita dal radiologo interventista.
Si esegue pungendo l'arteria femorale, senza incisioni e consente di ridurre sensibilmente l'apporto del sangue all'utero, ciò determina la riduzione volumetrica del fibroma (o dei fibromi). Non si può effettuare in tutti i casi e necessita di una pianificazione. È praticabile solo in centri dove è presente una Radiologia Interventistica, con esperti nel settore ginecologico. LiNel caso dell'ipertrofia prostatica benigna, come spiega Paolo Gazzo, responsabile dell'Angiografia e Radiologia Interventistica dell'ospedale Santa Corona di Pietra Ligure (Sv), la procedura "consiste in un intervento senza bisturi, entrando dall'arteria femorale (con una puntura sull'inguine) si raggiungono le arterie prostatiche con un tubicino, chiudendole con delle microsfere". Il paziente viene dimesso il giorno dopo. L'obiettivo è tornare ad una buona qualità di vita già nei mesi successivi, risolvendo i sintomi urinari e mantenendo inalterata l'attività sessuale o migliorandola.
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