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Scoperta la proteina che causa l'iperattività delle cellule tumorali

Oncologia Redazione DottNet | 05/11/2018 15:23

La ricerca italiana, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Medicine, è sostenuta da Airc

I ricercatori dell'Università di Padova hanno identificato la proteina BRD4, responsabile dell'iperattività delle cellule tumorali. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Medicine, è sostenuta da Airc.  Cosa differenzia una cellula tumorale da una cellula sana? Questa è la domanda che si poneva da tempo Stefano Piccolo, Docente del Dipartimento di Medicina Molecolare dell'Università di Padova e direttore del programma Biologia dei tessuti e tumorigenesi all'IFOM (Istituto FIRC di Oncologia Molecolare) di Milano ed il suo team di ricercatori. "Per andare alle radici del cancro - spiega Piccolo - abbiamo dovuto scavare nei meccanismi fondamentali che normalmente fanno funzionare le cellule normali, e da lì fare i confronti, capire cosa c'era di storto, quali interruttori erano saltati e quali erano invece accesi in modo aberrante". Il gruppo di ricercatori era già da anni sulle tracce di due geni molto simili tra loro, YAP e TAZ, abbondantemente attivi in molti tumori che insorgono in diversi organi.

"Una scoperta interessante - sottolinea- peccato che sia impossibile, a oggi, generare dei farmaci capaci di colpire proteine come YAP e TAZ. Per aggirare questo problema abbiamo capito che dovevamo studiare i meccanismi intimi del loro funzionamento entrando nel nucleo, dove YAP e TAZ controllano una parte dell'informazione genetica". Gli studiosi hanno scoperto che YAP e TAZ si associano a un'altra proteina, BRD4, essenziale a questi effetti dopanti. Colpendo BRD4 attraverso dei farmaci sperimentali, il gruppo ha quindi dimostrato come questa strategia possa essere efficace nel combattere il cancro ed in particolare alcune forme resistenti ai farmaci. "I farmaci contro BRD4 sono ancora in fase sperimentale negli esseri umani e non se ne conoscono ancora per intero i possibili effetti tossici - avverte Piccolo - . Ma gli studi ciò non di meno indicano una strada innovativa che, se combinata ad altri trattamenti, promette importanti sviluppi in ambito terapeutico".

fonte: Nature Medicine

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