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Medici e 118 contro il numero unico 112: fa perdere tempo prezioso

Sanità pubblica Redazione DottNet | 05/07/2018 14:37

Per ogni minuto perso il -10% di sopravvivenza ad arresto cardiaco

 "Un doppio passaggio che rischia di far perdere tempo prezioso a chi deve chiamare i soccorsi". Così la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) descrive l'introduzione del numero unico di emergenza 112. La preoccupazione è contenuta in una nota stampa congiunta che ha seguito l'incontro tra il presidente Fnomceo Filippo Anelli e Mario Balzanelli, presidente della Società Italiana Sistema 118 (Sis 118   "In Italia, negli ultimi anni, - scrive la Fnomceo - il Sistema di Emergenza Territoriale 118 è stato sistematicamente depotenziato.

Prima attraverso la chiusura del 31% delle centrali operative" quindi "con la progressiva desertificazione della presenza a bordo dei mezzi di soccorso del SET-118 di personale sanitario", ovvero, precisa Anelli introducendo una "demedicalizzazione del 118, che fa drasticamente diminuire le possibilità di sopravvivenza dei pazienti critici che attivano il sistema dell'emergenza".

L'ultimo step di questo percorso è la recente scelta di istituire il numero unico di emergenza 112 "che andrà a sostituire e non (come avviene in Francia e in Spagna), ad affiancare il 118".  Si dice "fortemente preoccupato" anche Balzanelli che chiede di "restituire immediatamente ai cittadini italiani la possibilità di accesso diretto al Sistema di Emergenza Territoriale 118 in caso di imminente pericolo di perdere la vita". In caso di arresto cardiaco, che uccide ancora circa 8 italiani all'ora, per ogni minuto che passa dall'insorgenza dell'evento si perdono mediamente il 10% di possibilità di ripristino della circolazione spontanea. "Chi di noi - conclude - è disponibile, per un solo minuto perso nelle operazioni di 'doppio passaggio' tra 112 e 118, a cedere quel 10% di possibilità di tornare a vivere?"

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Seguono fra gli ospedali il S. Camillo di Roma (7%), il Cervello di Palermo (5,3%) e l’ospedale di Cosenza (5%). Fra le strutture universitarie dopo Tor Vergata il S. Andrea di Roma (11%), l’Umberto I (5,5%) e l’ospedale senese (4,9%)

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