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Fuga dal pronto soccorso, una borsa su tre di specializzazione va deserta. Corsi in medicina generale: vuoti il 15% dei posti

Sanità pubblica Redazione DottNet | 31/01/2025 19:31

Una borsa su tre di specializzazione va deserta e tra i corsisti in medicina generale vuoti il 15% dei posti. Tra burnout e stipendi bassi è boom di dimissioni volontarie. Anaao: subito un nuovo patto della salute

I giovani medici fuggono dai Pronto Soccorso. Nel 2024, il 74,9% dei posti messi a bando nelle scuole di specializzazione in Medicina d'emergenza-urgenza è rimasto deserto. Vuoti anche oltre la metà dei posti in specializzazioni chiave come Chirurgia generale, Chirurgia Toracica o Nefrologia. Sono alcuni dei dati presentati dai rappresentati del ministero della Salute e di Agenas nell'ambito dell'Indagine conoscitiva riordino professioni sanitarie alla Camera.     "In Italia, analogamente agli altri Paesi europei, si sta assistendo, da molti anni, ad una crisi del personale sanitario, acuitasi dopo il 2020 a causa della pandemia da Covid-19", spiega nella sua relazione Mariella Mainolfi, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn.  La scarsa attrattività di alcune specializzazioni è solo una delle facce della crisi.

Di pari passo cresce il numero di professionisti che lascia il pubblico per il privato. Se nel 2016 sono stati 1.564 i medici che hanno cessato volontariamente il rapporto di lavoro nel servizio pubblico, nel 2022 il loro numero è cresciuto di quasi 3 volte: 4.349. Il fenomeno è ancora più marcato per gli infermieri: nel 2016 le dimissioni hanno riguardato 1.854 infermieri, nel 2022 si è passati a 6.651.   Per quel che riguarda gli infermieri, negli ultimi anni si è assistito anche a un forte calo dell'attrattività della professione. Nello scorso anno accademico per ogni 100 posti disponibili al primo anno, 15 sono rimasti liberi, con il numero di domande di iscrizione passate da 45 mila nel 2010 a poco più di 20 mila nel 2020.

I macro fattori che incidono sulla carenza di personale sanitario sono:

-l’invecchiamento della popolazione (l’ISTAT stima che le persone di età pari o superiore a 65 anni (ad oggi corrispondenti al 24,5% del totale) potrebbero rappresentare il 35% del totale della popolazione entro il 2050;

-il contestuale calo delle nascite cui consegue una popolazione in netta diminuzione nelle fasce di età più giovani. A titolo esemplificativo la popolazione in età pediatrica diminuirà di 1 milione 102mila unità dal 2024 al 2050 con ripercussioni anche in termini di disponibilità di nuovi professionisti da formare nel nostro Paese;

-la crisi vocazionale delle professioni sanitarie soprattutto per alcuni profili. Basti pensare che per il corso di laurea in infermieristica il rapporto tra domande e numero di posti attivati a livello nazionale nell’anno accademico 2023/2024 risulta essere in media pari a 1,1 (ossia 1,1 candidato per un posto disponibile), presentando una ulteriore flessione rispetto agli anni precedenti.

-la minore attrattività del SSN che si manifesta con difficoltà di reclutamento, soprattutto in specifiche aree geografiche e/o per alcune figure professionali o specializzazioni mediche;

-le difficoltà di trattenimento in servizio. I dati mostrano infatti un incremento delle cosiddette “dimissioni volontarie” non solo riferite ai dirigenti medici ma anche al personale infermieristico.

-l’approssimarsi del picco della curva pensionistica di alcuni professionisti. In primis il fenomeno riguarda gli infermieri. Sono oltre 53.000 gli infermieri impiegati presso le strutture del SSN di età compresa tra i 55 e i 59 anni che pertanto raggiungeranno nei prossimi anni i requisiti di pensionamento ed ancora più numerosa è la coorte di professionisti tra i 50 e 54 anni; in pratica circa il 41% degli infermieri del SSN ha tra i 50 ed i 59 anni.

-le condizioni di lavoro, rese ad elevato rischio di burn-out e che non consentono un adeguato bilanciamento tra lavoro e vita privata, oggi ritenuto fondamentale soprattutto per le nuove generazioni.

Male gli stipendi
Per quel che concerne invece il trattenimento in servizio – si legge il documento -, le esigenze di intervento sono molteplici e riguardano diversi aspetti che, congiuntamente, possono incidere sull’attrattività del SSN: aumento retributivo, miglioramento delle condizioni di lavoro, maggiore sicurezza nel luogo di lavoro, limitazione della responsabilità professionale. Per quanto riguarda nello specifico il fattore retributivo, dal confronto con gli altri Paesi europei (fonte OECD) si rileva che la remunerazione dei medici specialisti italiani risulta inferiore del 4% rispetto al valore medio calcolato sulle retribuzioni degli altri Paesi europei; per gli infermieri la forbice è molto più ampia e lo stipendio di un infermiere italiano è di circa il 19% inferiore alla media europea”.

Le soluzioni
Non solo analisi nell’audizione il Ministero traccia anche la rotta: “E’ fondamentale far leva sulla motivazione dei professionisti, garantire l’autonomia e l’esercizio della responsabilità, investire sullo sviluppo delle competenze e sui percorsi di carriera, nonché promuovere il merito e riconoscere i risultati. Con l’avanzare delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie, infatti, molte delle competenze richieste dai contesti professionali sempre più complessi si sono ampliate, rendendo al contempo obsolete competenze connesse all’uso di strumentazioni e tecniche sanitarie superate. Occorre, quindi, con particolare riferimento al personale del comparto sanitario, riconoscere le c.d. “competenze avanzate””. In quest’ottica “al fine di armonizzare tutti gli interventi normativi che si rendono necessari per attuare un riordino delle professioni sanitarie, si ritiene auspicabile la presentazione di un disegno di legge delega che impegni il Governo a porre in essere una riforma organica del personale sanitario, che affronti le problematiche esistenti, stabilendo un nuovo assetto delle professioni sanitarie, quale strumento cardine e guida di un nuovo SSN, caratterizzato da una forza lavoro moderna e al passo con i tempi, in grado di ricostruire un nuovo rapporto di fiducia con i cittadini”.




 

   .



"I dati del Ministero della salute resi noti nel corso dell’audizione sul ddl di riordino delle professioni sanitarie, restituiscono un quadro più volte denunciato dall’Anaao Assomed tra fughe volontarie, stipendi bassi e burnout". Così il Segretario Nazionale Pierino Di Silverio sul documento presentato dalla Direttrice generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn del ministero della salute Mariella Mainolfi in Commissione Affari sociali della Camera.  "Condividiamo – dichiara Di Silverio - le strategie e la progettualità proposte dal Ministero della salute nel corso dell’audizione".  Rendere più appetibile la professione passa inevitabilmente attraverso;

    • revisione delle modalità di accesso, delle carriere e dell’organizzazione del lavoro;
    • aumento delle retribuzioni
    • depenalizzazione dell’atto medico
    • sicurezza sui luoghi di lavoro
    • sburocratizzazione della professione.        

"Questi punti sono anche le priorità dell’Anaao Assomed – prosegue Di Silverio -, aspetti cardine su cui fondare un nuovo sistema di cure. Ci conforta sapere di essere in sintonia con il Ministero della salute, ma ora a maggior ragione bisogna agire presto e bene per tradurre la consonanza di posizioni in fatti concreti. Occorre – propone Di Silverio - aprire subito un tavolo per un nuovo patto della salute".

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