Più di nove milioni di Italiani a rischio di cancro della prostata. Nel nostro Paese sono 23 mila l'anno i nuovi casi di questo tumore, in aumento del 25% rispetto a quattro anni fa, quando la stima era di 17 mila. Questi i numeri evidenziati a Roma da Mauro Dimitri, Presidente della World Foundation of Urology, in occasione della presentazione della terza Settimana di prevenzione organizzata dalla fondazione con il patrocinio della Fao, dell'Unesco e della presidenza del Consiglio dei ministri.
Sono oltre nove milioni gli Italiani potenzialmente a rischio di ammalarsi di tumore alla prostata: hanno superato i 50 anni di età e rientrano dunque nella categoria più a rischio di contrarre quella che, con un'incidenza del 12%, è diventata la prima neoplasia che colpisce l'uomo. "L'accento della campagna di prevenzione, oltre che sull'importanza di effettuare controlli periodici dai 45 anni in su o dai 40 se si hanno casi in famiglia - ha spiegato Dimitri - quest'anno è posto sull'alimentazione, indicata come principale fattore ambientale in grado di influenzare la crescita e la progressione della malattia.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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