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Fattori genetici e sorveglianza attiva in pazienti con cancro

Urologia Redazione DottNet | 03/04/2018 12:43

L’antigene prostatico specifico e biomarkers epigenetici predittivi dello stadio patologico.

Nel 1966 il Dr. Gleason sviluppò un sistema di classificazione per il carcinoma prostatico. Questo sistema è basato sull’architettura microscopica del tumore: conta 5 pattern di sviluppo (1-5) (Grado 1 altamente differenziato, Grado 2 ben differenziato, Grado 3 moderatamente differenziato, Grado 4 scarsamente differenziato, Grado 5 altamente indifferenziato) e lo score viene indicato con un punteggio che va da 2 a 10: più basso è il punteggio, più basso è il grado del tumore e la sua aggressività, permettendone una classificazione.

Il sistema Gleason assieme ad altre indicazioni diagnostiche (come l'esame obiettivo, i sintomi, gli esami ematici, come la misurazione del PSA e altre indagini diagnostiche) indirizzano ad una strategia terapeutica, anche in base all'età e alle condizioni generali del paziente. La sorveglianza attiva (AS) è di norma indicata come opzione primaria per i pazienti con tumori a basso rischio (con ≤ 3 nuclei positivi).

Il Dr. Thomas Polascik, della Divisione di Urologia dell’University Duke Medical Center di Durham NC (USA), segnala l’importanza dello studio retrospettivo di Audenet F. et al. (1) in cui sono stati analizzati i dati di 3.359 pazienti con cancro alla prostata, a basso rischio,sottoposti a prostatectomia radicale (da gennaio 2000 ad agosto 2016). Il 5,1% (n=171) dei pazienti esaminati presentava patologia avversa e apparteneva al Grado GrdGrp ≥3, o coinvolgimento delle vescicole seminali o di linfonodi.

Lo scopo è stato quello di identificare predittori di patologia grave per pazienti a basso rischio, e determinare quale possa essere il numero di campioni bioptici che possano aiutare nel decidere per una attiva sorveglianza. I risultati dello studio hanno dimostrato che il numero campioni bioptici positivi o la percentuale massima di cancro o i millimetri di cancro per campione non sono criteri predittivi per la riclassificazione. Secondo il modello statistico, solo l’età più avanzata (59-62 anni), livelli di PSA più alti (4,7 vs 5,8 ng/mL) e PSA density (0,12 vs 0,17) sono predittori statisticamente significativi di un grado patologico grave (p<0.0001).

Quindi - sottolinea il dr. Polascik - anche in accordo con la letteratura corrente (2), il PSA density assume un ruolo emergente per i criteri di ammissibilità e riclassificazione. Inoltre è utile disporre di nuovi elementi, come la risonanza multiparametrica prostatica, nuovi biomarcatori che includono modificazioni genetiche (TMPRSS2-ER di tessuto e urina), PCA3urinario, microRNAs (3): nuovi attori protagonisti per la pianificazione delle strategie di sorveglianza attiva, il cui ruolo è in studio.

Nel consigliare di convalidare ulteriormente questi risultati, il Dr. Polascik sottolinea l'importanza di disporre di più nomogrammi e modelli predittivi, per offrire più ampi criteri per sorveglianza attiva in pazienti a basso rischio.

Bibliografia:

1. Audenet F. et al. Biopsy Core Features are Poor Predictors of adverse Pathology in Men with Grade Group 1 Prostate Cancer. J Urol 2017 Oct.10 doi:10.1016/j.uro2017.10.010

2. Klotz L. Active surveillance for low-risk prostate cancer. Curr Opin Urol 2017 May;27(3):225-230

3. Ferro M. et al. Epigenetic signature: A new player as predictor of clinicallysignificant prostate cancer (PCa) in patients on active surveillance (AS). Int J Mol Sci. 2017 May 27;18(6)

L.IT.COM.12.2017.3139

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