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Tumori al seno, 10-40% rischio di recidive anche 20 anni dopo

Oncologia Redazione DottNet | 10/11/2017 13:55

Mega-studio, cancro positivo agli estrogeni è il più insidioso

Può tornare anche a vent'anni dalla diagnosi, in forma metastatica. Anche se il tumore iniziale era di stadio 1 o 2, ed anche senza linfonodi coinvolti: si tratta del cancro del seno positivo agli ormoni estrogeni, ossia il più diffuso al mondo. A rivelare dati importanti ed allarmanti è un nuovo studio epidemiologico, condotto su oltre 63.000 donne, tutte diagnosticate con questo tipo di cancro, sottoposte a terapia endocrina standard per almeno 5 anni, e seguite per 20 anni.  

Queste le cifre più significative fornite dal rapporto pubblicato sul 'New England Journal of Medicine': le donne con un tumore inizialmente di stadio 1, ossia sotto i 2 cm di misura e senza diffusione ai linfonodi, hanno evidenziato rischi di recidive entro i 20 anni dalla diagnosi tra il 10 ed il 17%.

    Gli stessi rischi sono risultati pari al 20-26% per le pazienti con 1-3 linfonodi coinvolti e tra il 34 ed il 41% per chi aveva dai 4 ai 9 linfonodi con cellule neoplastiche alla diagnosi.    Stupiti dalle cifre gli stessi autori - un team internazionale di scienziati della inglese Oxford University e della Università del Michigan negli Usa -, che avevano avviato la ricerca per capire quale segmento di malate poteva abbandonare le terapie endocrine senza pericolo, dopo i primi 5 anni di cura.  

I trattamenti standard - a base di tamoxifene, seguito sempre più frequentemente da altri 5 anni di medicinali inibitori della aromatasi - causano infatti effetti collaterali di vario tipo. Hongchao Pan, della Oxford University, ha osservato: "E' impressionante che il cancro del seno possa rimanere 'dormiente' per così lungo tempo e si possa diffondere dopo anni, per giunta con un livello di rischio che rimane lo stesso anno dopo anno.    Va però sottolineato che il pericolo continua ad essere legato alla misura iniziale della neoplasia ed al ruolo dei linfonodi".    Alla luce del nuovo studio, vari esperti fanno presente però che la situazione può essere diversa per le donne diagnosticate oggigiorno, piuttosto che per quelle di vent'anni fa, quando cominciò l'indagine. In molti casi oggi i trattamenti sono più personalizzati.

fonte: ansa

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