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Reintroduzione di glutine, come rispondono i celiaci?

Gastroenterologia Medical Information Dottnet | 12/07/2017 10:24

Il meccanismo protettivo delle cellule B nelle lesioni del piccolo intestino dipendenti dal glutine.

L’essere umano attraverso la dieta ingerisce un’ampia varietà di proteine alimentari che sono considerate estrenee dal sistema immunitario. Le cellule immunitarie presenti all’interno del piccolo intestino, infatti, sorvegliano continuamente le sostanze che arrivano in quell’area nel tentativo di difendere l’organismo dai patogeni. Si instaura perciò una tolleranza per bilanciare proprio la necessità di non interagire contro gli alimenti introdotti e quella di difendere l’organismo dai patogeni nell’intestino. Nella celiachia si assiste ad una perdita di questo tipo di tolleranza nei confronti delle proteine dei cereali, il glutine, che porta ad una risposta immunitaria infiammatoria e patogenetica.

Ad ogni modo, non è ben chiaro come il glutine interagisca con i meccanismi della tolleranza immunitaria periferica e se gli attori principali della risposta immunitaria, come le cellule B e le cellule T, siano responsabili della compromissione del meccanismo di tolleranza all’interno dell’intestino.

L’introduzione di glutine nei pazienti celiaci rappresenta l’unico modo per studiare l’immunologia associata alla transizione da una condizione di salute ad una di autoimmunità.

L’obiettivo del lavoro di Mitchell E. Garber et al. è stato quello di determinare se le cellule B e T siano in grado di modificare l’espressione genica a seguito dell’introduzione di glutine per 6 settimane nei pazienti trattati per la celiachia. Inoltre lo studio si è proposto anche di correlare qualsiasi cambiamento dell’espressione genica all’interno delle cellule B e T con il grado di danno istologico indotto dal glutine al piccolo intestino.

L’analisi ha coinvolto 63 pazienti celiaci sottoposti ad un trattamento a lungo termine con dieta priva di glutine e successivamente esposti ad un quantitativo di glutine stabilito per 6 settimane. Prima e dopo questo trattamento con il glutine sono stati prelevati e analizzati dei campioni di sangue periferico, da cui estrarre le cellule immunitarie, e campioni bioptici per valutare parallelamente il danno intestinale. Mediante estrazione di RNA dalle cellule B e T e analisi microarray è stato possibile valutare i cambiamenti dell’espressione genica associate alle modifiche nei villi e nelle cripte intestinali.

I risultati dello studio hanno riportato un’ampia varietà di danno intestinale tra tutti i pazienti celiaci a seguito dell’assunzione di glutine per 6 settimane: da nessun cambiamento ad un danno esteso. Un dato molto interessante è legato alle cellule B, la cui espressione genica è risultata fortemente correlata alla severità del danno intestinale. In particolare, un incremento relativo dell’espressione genica nelle cellule B sembra essere legata ad una perdita di sensibilità al glutine mentre la sua riduzione correla con il danno mucosale indotto dal glutine.

Si può concludere, quindi, che la regolazione di un gruppo specifico di geni nelle cellule B rappresenti un meccanismo molecolare strettamente connesso al grado di danneggiamento intestinale. Lo studio suggerisce, così, che i pazienti celiaci possano rispondere in modo diverso al glutine in base alla capacità di sostenere una buona risposta immunitaria da parte delle cellule B che sia in grado di mantenere l’omeostasi mucosale eludendo il processo infiammatorio.

Bibliografia:

Mitchell E. Garber et al. A B-Cell Gene Signature Correlates With the Extent of Gluten-Induced Intestinal Injury in Celiac Disease. Cell Mol Gastroenterol Hepatol 2017;4:1–17.

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