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Overview sul reflusso gastroesofageo

Gastroenterologia Redazione DottNet | 23/06/2017 13:46

Una condizione molto comune ma che difficilmente viene diagnosticata correttamente.

La malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) è un disordine cronico acido-peptico caratterizzato dalla combinazione di diversi fattori:

  • perdita di coordinazione della motilità gastrointestinale
  • malfunzionamento dello sfintere esofageo deputato alla prevenzione del reflusso
  • la natura corrosiva del materiale gastrico di reflusso

Sebbene GERD sia una patologia diffusa con un notevole impatto sulla qualità della vita, solo una piccola quota di soggetti consulta un medico. É bene precisare che se non si interviene, tale condizione può portare allo sviluppo di diverse complicanze, come esofagiti erosive, esofago di Barrett e adenocarcinoma esofageo.

I sintomi più comuni della GERD sono bruciore di stomaco ed il rigurgito acido ma non sono rari i sintomi atipici come laringite, raucedine, tosse cronica, asma e, in alcuni casi, l’erosione dentale; probabilmente per il contatto fisico del tratto orofaringeo/respiratorio con il reflusso gastrico e la microaspirazione dell’acido gastrico. É stato ipotizzato che la presenza di acido gastrico nel basso esofago potrebbe indurre un meccanismo di riflesso del nervo vago che porta al broncospasmo, alla base di sintomi quali la tosse e asma.

Il disordine GERD è comunque secondario ad un malfunzionamento di un evento meccanico, il coordinamento della peristalsi, dovuto, a sua volta, alla difficoltà del piloro di rilassarsi in presenza di un’elevata quantità di volume gastrico e ritardata clearance delle sostanze gastriche.

Altri fattori che possono contribuire allo sviluppo della condizione GERD, per l’incremento della pressione allo stomaco, sono l’obesità, la gravidanza e l’ascite. Ad ogni modo la disfunzione dello sfintere nel basso tratto esofageo, risultato di un rilassamento inappropriato della muscolatura liscia e perdita del tono muscolare, è il maggiore fattore responsabile del reflusso gastrico. Il risultato è comunque il contatto tra l’esofago e il materiale acido di reflusso che determina un importante danno alle mucose.

La presenza della malattia è suggerita dalla storia familiare e, anche se non specifici, da alcuni sintomi come il bruciore di stomaco ed il rigurgito. In questi casi il primo strumento di indagine è l’endoscopia ma, anche in questo caso, non è semplice distinguere GERD da altri disordini per la mancanza di lesioni specifiche. Il corretto approccio diagnostico dovrebbe prevedere la valutazione dell’esposizione esofagea all’acido gastrico; purtroppo, però, il monitoraggio di 24 ore del pH esofageo non può essere utilizzato come metodo di riferimento. Attualmente per identificare le esofagiti si valutano i sintomi classici e si effettua almeno uno degli esami obiettivi come l’endoscoppia o biopsia.

Dal momento che il principale responsabile del danno all’esofago è la natura corrosiva del materiale di reflusso, la terapia per GERD è la soppressione dell’acido gastrico.

Il trattamento iniziale per i sintomi della GERD prevede innanzitutto modifiche dello stile di vita e, in seconda battuta, una terapia farmacologica che limiti la quantità di sostanze acide. Nonostante questa non elimini le cause della patologia, la soppressione acida riduce i sintomi associati a GERD, promuove il riparo del danno esofageo e previene le riacutizzazioni e le complicanze a lungo-termine. Non di rado i soggetti con sintomatologia GERD consultano gli specialisti solo dopo aver utilizzato alcuni antiacidi ritardando così il corretto iter diagnostico-terapeutico.

Fonte bibliografica:

Based on a presentation by M. Michael Wolfe. An Overview of Gastroesophageal Reflux Disease. The American Journal Of Managed Care Vol. 6, No. 9.

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