Dr. Vito Trinchieri
Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali
Università “Sapienza” Roma
La sindrome dell’intestino irritabile o IBS ( Irritable Bowel Sindrome ) è un disordine funzionale dell’apparato gastroenterico, caratterizzato da una serie di sintomi cronici o recidivanti non spiegabili con alterazioni strutturali o biochimiche della parete intestinale.
È la patologia di più frequente riscontro in gastroenterologia, il cui esordio avviene in genere in età giovanile. Predilige i paesi industrializzati dove si riscontra nel circa 15-20% della popolazione ed è più frequente nel sesso femminile rispetto a quello maschile con un rapporto 2:1.
Ognuno nella vita ha il 30-50% di possibilità di sviluppare la sindrome dell’intestino irritabile almeno per un certo periodo di tempo, nell’arco della propria esistenza. Si stima che solo il 20-30% dei pazienti affetti da questa sindrome si rivolge al medico.
Il dolore addominale rappresenta il sintomo cardine e può essere localizzato o diffuso a tutti i quadranti addominali, è scatenato in genere dal pasto ed è in vario modo collegato alla defecazione ed ai cambiamenti dell’alvo.
Per porre una corretta diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile, secondo i criteri di Roma II, il dolore o il discomfort addominale devono essere presenti da almeno 3 mesi negli ultimi 12 mesi e devono avere almeno 2 delle seguenti caratteristiche:
a) essere alleviato dalla defecazione
b) insorgere insieme ad un cambiamento della frequenza delle evacuazioni
c) insorgere insieme ad un cambiamento della consistenza delle feci.
La diagnosi viene ulteriormente rafforzata dalla presenza di uno o più dei seguenti sintomi:
. distensione addominale
. meteorismo
. flatulenza
. meno di 3 evacuazioni alla settimana /più di 3 evacuazioni al giorno
. feci dure o caprine/feci poltacee o liquide
. sforzo durante la defecazione
. sensazione di incompleto svuotamento intestinale dopo la defecazione
. presenza di muco
. tenesmo
I pazienti affetti da questa sindrome possono presentare frequentemente altri disturbi associati quali: pirosi gastrica, dispepsia, emicrania, astenia, disturbi del sonno, disturbi della minzione.
Dal punto di vista eziopatogenetico non sono stati ancora chiariti con esattezza i meccanismi che sono alla base di questa patologia. E’ stato ipotizzato che a determinare la sintomatologia tipica della sindrome dell’intestino irritabile possano concorrere più fattori quali: alterazione della motilità intestinale, ipersensibilità viscerale, stati post-infettivi, flora batterica intestinale, dieta, disturbi della personalità e del comportamento.
In assenza di una eziopatogenesi certa, la terapia è essenzialmente sintomatica ed è rivolta soprattutto verso il dolore, il meteorismo e la regolarizzazione dell’alvo, che costituiscono senza dubbio i sintomi di maggior fastidio per il paziente.
Per quanto concerne il trattamento del dolore, i farmaci che vengono comunemente usati sono gli antispastici (cimetropo bromuro, ottilonio bromuro, mebeverina), ai quali, qualora persista la sintomatologia dolorosa, vengono associati farmaci antidepressivi a basso dosaggio.
Il trattamento del meteorismo si basa sull’impiego di sostanza deputate al riassorbimento dei gas (carbone vegetale, simeticone) spesso con scarso successo.
L’alvo di questi pazienti è estremamente variabile, infatti i pazienti affetti da IBS possono presentare stitichezza o diarrea.
Per combattere la stitichezza viene in genere consigliata una dieta ricca di fibre, che migliora le evacuazioni, ma molto spesso peggiora la sintomatologia dolorosa e la distensione addominale.
In merito al trattamento della diarrea si ricorre a farmaci che riducono la motilità intestinale (es. loperamide) o all’uso di antibiotici scarsamente assorbibili (es.rifaximina), nonché ad una restrizione nella dieta di fibre e di cibi fermentanti.
Da quanto detto si evince chiaramente che al momento non esiste alcuna terapia in grado di essere sicuramente efficace nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile.
In particolar modo il dolore addominale ed il bloating sono di difficile trattamento e costituiscono molto spesso un problema di notevole impatto sociale per il paziente.
Un nuovo approccio terapeutico nel trattamento della sindrome dell’intestino irritabile potrebbe essere rappresentato dall’uso dei probiotici, soprattutto alla luce delle più recenti teorie eziopatogenetiche che attribuiscono un ruolo di sempre maggiore importanza agli stati post-infettivi, all’esaltata sensibilità viscerale ed al dismicrobismo inteso come overgrowth batterico intestinale, rispetto all’ipotesi di un interessamento del sistema neuro-vegetativo.
Bibliografia:
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