Indagati anche moglie e due figli, ognuno con suo ruolo. Da oggi gli interrogatori
Poteva contare sull'aiuto di tutta la famiglia, Guido Fanelli, il luminare delle cure palliative considerato da Procura di Parma e da Nas il cuore dell'organizzazione scoperta con l'operazione Pasimafi, che ha portato a 19 arresti fra dirigenti medici e imprenditori del settore farmaceutico, e 75 indagati.
Il figlio Roberto era a capo della Crag Up, una delle società di comodo per il riciclaggio del denaro; la moglie di Fanelli, Fiorella Edi Nobili, era invece referente come dirigente medico in Lombardia mentre l'altro figlio, Andrea, avrebbe redatto lavori scientifici richiesti ad hoc dalle case farmaceutiche dall'alto del suo ruolo in una struttura medica di Bologna. Tutti e tre risultano ora indagati assieme ad altre 53 persone.
Nelle oltre 500 pagine dell'ordinanza emerge una rete composta da dirigenti medici, componenti del Ministero della salute e 17 aziende farmaceutiche in grado di effettuare senza alcuna remora ricerca non autorizzata su ignari pazienti.
Prenderanno intanto avvio oggi e proseguiranno fino al week-end gli interrogatori di garanzia per gli indagati, oggi agli arresti domiciliari, per l'inchiesta 'Pasimafi', l'indagine della Procura di Parma che ha interessato il mondo della terapia del dolore e vede coinvolti dirigenti medici e del mondo farmaceutico. Davanti al magistrato è atteso soprattutto Guido Fanelli, dirigente della 2/a rianimazione dell'azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma e considerato dagli inquirenti la mente dell'organizzazione che agevolava le aziende del farmaco nella sperimentazione illegale ma anche nella formazione professionale dei medici e nelle pubblicazioni scientifiche.
"Intensificheremo i controlli perché tutto ciò non si ripeta e stiamo già lavorando su questo con la regione Emilia-Romagna - ha sottolineato ai microfoni di Tv Parma il direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma Massimo Fabi - Noi comunque un anno fa avevamo già attivato un'istruttoria interna sul professor Fanelli che aveva portato ai presupposti per una proposta di sospensione. Avevamo inviato tutto al Comitato dei Garanti, che gestisce la componente universitaria in convenzione con l'ospedale, e questa idea non era stata accolta". Solo il 36% delle sperimentazioni cliniche del professor Fanelli era stata poi autorizzata dall'Azienda ospedaliero-universitaria contro una media del 90% negli altri settori sanitari.
"Delusione e sconcerto per gli esiti dell'indagine di Parma. La distanza che ci separa da questi comportamenti è abissale, perché siamo impegnati ormai da anni in un percorso comune con i medici per costruire rapporti di assoluta trasparenza a tutela della salute. Con norme e sanzioni deontologiche tra le più severe in Europa", afferma il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. "Le attività illecite - rileva Scaccabarozzi in una nota - devono essere combattute con determinazione. E molto bene fanno Magistratura e Nas a perseguirle. A maggior ragione in un campo complesso e delicato come quello della Sanità. Perché non si gioca mai con il bene dei pazienti".
Infatti, prosegue, "siamo assolutamente consapevoli che episodi come questi colpiscano la reputazione di tutta l'industria farmaceutica. Che, ricordo, offre un contributo fondamentale alla ricerca per nuove terapie, all'economia e all'occupazione del Paese". "Qualora fossero confermate, a chiusura dell'iter giudiziario, le responsabilità per ora rilevate, Farmindustria - conclude Scaccabarozzi - oltre ad auspicare sanzioni severe, si impegna a chiedere i danni alle realtà coinvolte per le gravi ripercussioni di immagine sull'intero settore".
La corruzione in sanità "colpisce il diritto alla salute" commentano i segretari confederali della Cgil Rossana Dettori e Giuseppe Massafra, con deleghe alla sanità e alla legalità. "Le accuse mosse, tra cui quella davvero infamante di aver lucrato sui farmaci per i malati terminali, persino nel campo della sperimentazione sanitaria e nella divulgazione scientifica - rilevano Dettori e Massafra - rappresentano un'altra dolorosa notizia. In questa circostanza viene colpito il diritto alla salute e alle cure di tutti, si rubano fondi destinati ai servizi, all'acquisto di medicinali, all'assistenza e si causano gravi danni economici al Paese e alla collettività. Inoltre, si offendono i tanti operatori che ogni giorno si dedicano con serietà a curare e assistere gli ammalati".
Per i segretari confederali, "spetta alla magistratura accertare i fatti e, se le accuse saranno confermate, punire i colpevoli", ma "accanto al lavoro della magistratura, per combattere l'illegalità e per il successo delle politiche anticorruzione è fondamentale il ruolo straordinario e prezioso, troppo spesso disconosciuto dalla politica, della società civile, associazioni, sindacati e imprese".
E prevenire vuol dire, ad esempio, "riprendere il cammino dei 'Piani Anticorruzione', troppo disinvoltamente abbandonato dalla politica e dalle istituzioni e talvolta relegato a mero esercizio burocratico". La Cgil, nel denunciare questo abbandono, concludono, "rinnova il suo impegno costruttivo sul versante della lotta alla corruzione, e invita Autorità nazionale anticorruzione Anac e Governo a riprendere un confronto per unire le forze e migliorare le azioni di prevenzione".
Fonte: ansa
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