Lo scopo della missione dell’astronauta Nespoli sarà verificare gli effetti biologici sull’uomo dopo lunghe permanenze nello spazio.
Si chiama VITA, acronimo di Vitality, Innovation, Technology, Ability, la prossima missione dell’astronauta Paolo Nespoli a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
L’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con la Nasa, ha selezionato 13 esperimenti molti dei quali biomedici e il resto tecnologici per verificare gli effetti biologici sull’uomo di lunghe permanenze nello spazio. Un importante passo per futuri viaggi verso Marte, ma non solo.
Alcuni degli esperimenti biomedici condotti in condizioni estreme come quelle della microgravità potrebbero, in un futuro non molto remoto, avere applicazioni anche in situazioni critiche sulla Terra. Proprio questo è il compito che si prefigge l’esperimento tutto italiano, denominato “In Situ-Bioanalysis” sviluppato presso il Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell'Università di Bologna e che ha ricevuto il più alto punteggio di valutazione rispetto agli esperimenti approvati sia per novità che per originalità, trasferibilità e reale utilità. L’obiettivo è sperimentare uno strumento di monitoraggio utile a valutare la salute degli astronauti in condizioni di microgravità.
Il progetto nasce all’interno del gruppo di Chimica Analitica e Bioanalitica diretto dal Prof. Aldo Roda. L’équipe è costituita dal Prof. Aldo Roda (responsabile del progetto), Prof. Mara Mirasoli e Dott. Martina Zangheri (che esegue i saggi immunologici) dell’Università di Bologna e dal Dott. Mario Benassai della Altec SpA di Torino.
Il team di ricercatori ha ideato e costruito un piccolo biosensore portatile, semplice ma ipersensibile, in grado di analizzare parametri biologici in situ, partendo da campioni di saliva. La novità è che il biosensore analizza la saliva degli astronauti e invia i risultati a Terra in tempo reale tramite un lettore portatile collegato ai computer della ISS offrendo, così, agli astronauti la possibilità di monitorare in tempo reale il proprio stato di salute.
Al momento il progetto sarà sperimentato per misurare i livelli salivari di cortisolo, quale biomarcatore di stress. In futuro potrà essere adattato per analizzare altri biomarcatori in diversi campioni biologici. Tutta l’analisi sarà condotta a bordo della ISS, senza la necessità di inviare campioni a Terra. Ora, i campioni di sangue, feci e urine degli astronauti in missione sono prelevati a bordo dell’ISS, congelati o conservati in azoto liquido e mandati a Terra con navette per essere analizzati in laboratorio. Un’operazione piuttosto complessa e costosa con lunghi tempi di risposta.
Con In Situ-Bioanalysis, l’analisi chimico‐clinica potrà essere effettuata dentro l’ISS dallo stesso astronauta con diagnosi tempestiva e rapido intervento nel caso di situazioni problematiche. La realizzazione del progetto permetterà ai membri dell’equipaggio di eseguire analisi chimiche su campioni biologici ottenuti in maniera non invasiva, utilizzando cartucce analitiche monouso ed un lettore portatile collegato ai computer della ISS.
L’obiettivo non è solo misurare parametri in condizioni di microgravità ma realizzare uno strumento per fare analisi in loco. Il dispositivo è stato pensato per lo spazio ma potrà poi essere utilizzato anche sulla Terra per eseguire analisi biologiche in tempo reale, per esempio al letto del paziente, in ambulanza e in tutta la medicina d'urgenza, e non solo. Dispositivi bio-analitici con queste caratteristiche potranno essere utilizzati anche per la diagnostica nei paesi in via di sviluppo o in comunità remote o isolate, come in Antartide.
Il meccanismo d’azione si basa sulla tecnica di “Lateral Flow Immunoassay” (LFIA) già nota in campo diagnostico che sfrutta l’elevata specificità degli anticorpi per riconoscere il biomarcatore di interesse e le forze capillari per promuovere il movimento dei reagenti. L’accoppiamento con la rivelazione in chemiluminescenza (CL‐LFIA) permette di ottenere, poi, informazioni quantitative accurate. In pratica sfrutta lo stesso meccanismo che permette di fare il test di gravidanza sull’urina.
Il biosensore InSitu-Bioanalysis è costituito da:
Nespoli deve in primis raccogliere un campione di saliva, tenendo in bocca per qualche minuto il tampone di cellulosa e poi inserirlo in una siringa per introdurre il campione dentro l’apposita cartuccia monouso che, a sua volta, contiene i reagenti per l’analisi. La cartuccia LFIA Cartridge così caricata viene alloggiata nella camera CCD del rilevatore CL Reader e a questo punto Nespoli deve premere un pulsante per miscelare il campione ed i reagenti precaricati nella cartuccia stessa. Una volta collegato il rilevatore CL Reader ad un computer di bordo mediante USB (SSC Laptop), Nespoli può avviare il software dedicato, acquisire le immagini del segnale chemiluminescente e inviarle a Terra per l’elaborazione dei risultati.
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