Le spondiloartriti (SpA) sono un gruppo di malattie reumatiche.
Comprendono la Spondilite Anchilosante, la Spondiloartrite psoriasica, la Spondiloartrite associata a Malattia di Crohn e Rettocolite Ulcerosa (di solito indicate come IBD dal termine inglese “inflammatory bowel diseases”), la Spondiloartrite reattiva (conseguente ad infezioni intestinali e genito-urinarie) e le Spondiloartriti Indifferenziate. Le SpA condividono caratteristiche cliniche, radiologiche e genetiche che hanno permesso di classificarle in un unico gruppo.
Si tratta di patologie frequenti che insorgono in soggetti di giovane età. Infatti si registra almeno un caso ogni 100 abitanti e la fascia di età più colpita è quella che va dai 20 ai 35 anni.
La loro insorgenza è favorita dalla predisposizione genetica: nella maggioranza dei casi infatti i pazienti hanno nel loro codice genetico la presenza dell’antigene HLA-B27. L’associazione con il B27, così come l’età d’insorgenza, varia a seconda della forma considerata. La positività per il B27 predispone anche allo sviluppo di patologie non strettamente reumatiche quali l’Uveite anteriore acuta (Iridociclite), nonché turbe di conduzione e patologie delle valvole cardiache quali il blocco atrio-ventricolare e l’insufficienza aortica. Queste condizioni, dette appunto patologie B27 correlate, possono insorgere isolatamente o far parte delle manifestazioni extra-articolari delle SpA alla diagnosi o come complicanza durante il decorso.
Attualmente, come riportato nella Tabella 3, la loro classificazione comprende le forme assiali e periferiche. Le forme assiali sono a loro volta distinte in forme pre-radiografiche e radiografiche.
Tabella 1. Inquadramento classificativo delle SpA dell’adulto. In tutte le forme oltre all’interessamento articolare, è frequente il coinvolgimento infiammatorio di entesi (50%-70% dei casi e dei tendini (50%-70% dei casi).
Il processo infiammatorio delle spondiloartriti, di natura autoimmune, interessa la colonna vertebrale, le articolazioni sacro-iliache, le grosse articolazioni periferiche quali le ginocchia, le caviglie, i polsi, etc., i tendini e le sedi di inserzione tendinea sull’osso, gli occhi e più raramente i polmoni e la valvola aortica.
Con il tempo il processo infiammatorio provoca una reazione anomala dell’osso con formazione di ponti ossei tra le vertebre fino alla fusione delle stesse con grave danno funzionale della colonna vertebrale. Nei casi più gravi infatti, per la fusione (anchilosi) di più vertebre, i pazienti hanno grave difficoltà a compiere qualsiasi movimento della colonna lombare e cervicale. In almeno la metà dei casi i danni si affermano in circa 10 anni e l’evoluzione di queste malattie è appunto verso l’invalidità con impossibilità a chinarsi a terra, a girare il collo e a compiere i movimenti e le comuni attività quotidiane. La giovane età dei soggetti affetti e l’evoluzione sfavorevole in almeno la metà dei pazienti lascia facilmente intuire quale sia il peso sanitario e socio-economico di queste patologie.
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