Italiani popolo di santi, poeti, navigatori e anche bevitori. Specialmente al Centro, la zona che si conferma a più alto tasso alcolico della Penisola. Lo dimostra il monitoraggio epidemiologico permanente della popolazione italiana dell'Osservatorio nutrizionale e sugli stili di vita Grana Padano che, grazie alla collaborazione di medici di famiglia, pediatri di libera scelta e dietisti, ha registrato per 6 mesi il consumo di bevande alcoliche in tutta la penisola.
I dati sono stati raccolti su un campione di oltre 3.600 italiani sopra i 18 anni. Ebbene, solo il 22 % degli uomini e il 42% delle donne dichiarano di non avere consumato bevande alcoliche nel mese precedente. Il vino si conferma al primo posto nelle preferenze, con un 30% di italiani che ne beve almeno un bicchiere alla settimana. E la zona italiana in cui il vino è apprezzato maggiormente è il Centro Italia. "Il Centro Italia rappresenta attualmente l'area dove vi è il maggiore consumo pro-capite di vino - afferma Alessandro Lubisco, docente di Statistica all'Università di Bologna - con una media di 2-3 bicchieri alla settimana, consumo molto superiore non solo rispetto al Sud (1,43) e all'Italia insulare (0,83), ma addirittura ad aree culturalmente legate alla trazione enogastronomica quali il Nord-Ovest (1,60) ed il Nord-Est (1,79)". La birra tallona il vino da vicino, con un 23% di consumatori di almeno un boccale piccolo o lattina alla settimana. Anche per questa bevanda ci sono zone predilette di assunzione, come il Nord-Ovest che ha un consumo settimanale pro-capite di 0,74 boccali alla settimana, che lascia a distanza il Nord-Est (0,52), il Sud (0,41) e le Isole (0,34), ma non il Centro Italia che segue a ruota con una media di 0,59.
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
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