Il farmaco ha ridotto la dose giornaliera di corticosteroidi necessaria e l’attività della patologia.
Saraux et al. hanno realizzato lo studio, prospettico e multicentrico, per valutare il trattamento con un farmaco risparmiatore di corticosteroidi in pazienti con artrite reumatoide (AR).
In particolare, è stata determinata la proporzione di pazienti con AR, in trattamento con più di 5 mg di prednisone (o un equivalente)/die, che hanno iniziato la terapia con tocilizumab (TCZ) e che potevano ricevere meno di 5 mg/die di corticosteroidi (GC) dopo 12 mesi senza aumentare la dose di farmaci antireumatici modificanti la malattia (disease-modifying anti-rheumatic drugs, DMARD). Sono stati coinvolti 307 pazienti con AR da moderata a grave, età> 18 anni, che hanno iniziato il trattamento con TCZ e che ricevevano GC a dose superiore ai 5 mg/die di prednisone per almeno 3 mesi.
Dei pazienti analizzati (di cui il 78% donne, durata media AR: 8 anni, media DAS28-VES [Disease Activity Score 28]: 5.1±1.3), il 40% (IC del 95%= [35-46]) ha raggiunto la dose giornaliera di prednisone prefissata senza intensificare il trattamento con DMARD. Fattori predittivi sono stati AR da 5 anni o meno (rapporto di probabilità [RP]= 2.60, p= 0.01), dose giornaliera di prednisone di 7,5 mg o meno (RP= 2.12, p= 0.03) e basso valore di VES precedentemente alla prima infusione di TCZ (RP= 0,86, p= 0,047). La percentuale di pazienti che non assumevano più GC è aumentata fino al 20%. L'attività della patologia è migliorata nel corso di 1 anno (DAS28-VES LDA [Low disease activity, LDA] e remissione nel 41% e nel 33% dei pazienti, rispettivamente). Nei 314 pazienti analizzati, in merito alla sicurezza del trattamento, sono stati riportati almeno un evento avverso e un evento avverso grave in 211 pazienti (67%) e in 48 pazienti (15%), rispettivamente.
I risultati dello studio hanno evidenziato che un farmaco biologico DMARD come il TCZ ha permesso di ridurre sia la dose di GC sia l’attività della malattia nei pazienti con artrite reumatoide. Tuttavia, la riduzione dei corticosteroidi nella vita reale potrebbe risultare inferiore.
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