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Garattini, i generici scontano la diffidenza di medici e farmacisti

Farmaci Redazione DottNet | 15/10/2013 21:51

I farmaci generici si stanno pian piano diffondendo sempre di più in Italia, ''anche se siamo ancora al di sotto del 50% delle prescrizioni, come avviene in Germania, Francia e Inghilterra''. Così Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, commenta i risultati della ricerca 'What patients want. La voce di pazienti, farmacisti e medici' presentata a Milano.

  A incidere, secondo il farmacologo, c'è ''la sfiducia di medici e farmacisti sui generici, che si riverbera sui cittadini''. C'è stato inoltre un problema di comunicazione sulla diffusione di questi farmaci già a partire dal nome.  ''L'equivoco sugli equivalenti nasce dal fatto che - spiega - la gente li conosce con il nome di generici, un termine che in italiano suona male. Ma quello che è generico non è il farmaco, bensì il suo nome''. Il farmaco generico è utile invece, anche perchè ''senza avremmo continuato ad avere prezzi alti per i medicinali. Da quando sono stati introdotti, i prezzi di alcuni farmaci sono calati fino al 70%. Il generico è quindi un grande stimolo ad abbassare i prezzi e spero continui così per la concorrenza tra le aziende''. In Italia tra l'altro gli stessi generici costano più che negli altri paesi, proprio perché non sono ancora così diffusi. Quello che si deve evitare, conclude Garattini, ''è di non smettere di fare ricerca su questi farmaci perché diventano generici, perché si possono scoprire nuovi utilizzi e aspetti. Il rischio altrimenti è di perdere farmaci preziosi a scapito di altri non migliori, ma più costosi e dunque appetibili per il mercato''. In Italia il mercato del generico marcia a macchia di leopardo: molte ancora le differenze tra Nord e Sud, dove la Lombardia è senza dubbio una delle Regioni più virtuose anche se, spiega Carlo Buttini, Senior Manager Healthcare Solutions Ims Health, “anche qui, come in molte altre regioni, eventuali azioni per diffondere l’uso appropriato di farmaci a brevetto scaduto e dei loro equivalenti potranno certamente liberare risorse importanti per garantire l’accesso a terapie innovative altrimenti difficili da introdurre visti i budget di spesa sempre più limitati”. Ma Buttini va oltre e approfondisce la questione spesa, anche perchè la legge Balduzzi, come noto, impone l’indicazione alla prescrizione per principio attivo. “L’impatto è diversificato a seconda delle Regioni e della classe di medicinale presa in esame – sottolinea -. Ci sono Regioni come il Lazio e la Campania dove l’effetto non è stato significativo e altre come Lombardia, Piemonte e Toscana dove, invece, le ricadute sono state rilevanti. In particolare classi di molecole come gli inibitori di pompa protonica hanno avuto l’effetto più evidente.

La quota di mercato dei prodotti equivalenti è, infatti, passata dal 39% alla vigilia del decreto al 46% del maggio 2013» conclude Buttini. Il problema della mancata diffusione in Italia del farmaco generico, comunque, convengono gli esperti convenuti, è essenzialmente culturale.

L'indagine su medici e farmaci. Nonostante le preoccupazioni per la situazione economica, la maggioranza degli italiani (81%) ha fiducia nel futuro della sanità. Quello che i pazienti desiderano per il prossimo futuro sono percorsi di cura in grado di monitorare il decorso della malattia con nuove tecnologie (88%), strumenti di autodiagnosi e autocura, diagnosi più veloci (77%), un farmaco unico in grado di curare più patologie (34%) e un maggior numero di farmaci disponibili (80%). Sono questi alcuni dei 'desideri' rilevati dalla ricerca 'I percorsi del futuro', realizzata da Doxa per conto di Teva Italia. E anche se gli utenti sono sempre più informati, e cercano notizie su internet, la maggior parte degli italiani alla fine si fida dei consigli del proprio medico e farmacista. L'indagine ha anche analizzato la percezione che si ha dei farmaci generici, ed è emerso che solo il 2% non ne ha mai sentito parlare, mentre il 90% li ha utilizzati almeno una volta. Tuttavia i farmaci equivalenti scontano ancora diversi pregiudizi, tra cui quello che possono andare bene per curare disturbi banali, ma non le malattie importanti, o che sono meno tollerabili rispetto agli altri farmaci perché hanno eccipienti diversi. ''Chi conosce il generico - spiega Managing director di Doxa Marketing Advice - perché è informato e lo ha provato, lo sceglie di nuovo. Tra coloro che hanno già usato un farmaco equivalente e ne ha avuto esperienza positiva (77%), il 73% è propenso all'uso di generici e il 70% alla loro diffusione''. Dalla ricerca emerge anche il ruolo di 'consigliere' del medico e del farmacista, che rimangono punto di riferimento per il paziente. Il 73% ne ha infatti parlato con il medico, anche se per il 31% il medico non era né favorevole né contrario a questi farmaci, e l'8% contrario. ''Sono stupito di questi dati - commenta Giuseppe Nielfi, presidente del sindacato Sumai -. Tra i medici, specialmente quelli di base, dovrebbe esserci più condivisione sui generici. E' importante che vi sia più informazione sui medici e i pazienti. Il generico è la strada infatti per rendere più sostenibile il sistema sanitario''.

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Fonte: garattini, ims health

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