Uno studio clinico, denominato RADIANT-2, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet sostiene che
Everolimus in associazione ad un analogo della somatostatina rallenti la progressione della malattia in pazienti affetti da tumori neuroendocrini in fase avanzata. Gli analoghi della somatostatina come octreotide sono generalmente adoperati in clinica per alleviare sintomi ormonali come vampate di calore e diarrea, associati a tumori neuroendocrini.
Everolimus è invece un inibitore orale e selettivo di mTOR, una serin-treonin chinasi coinvolta nello sviluppo dei tumori neuroendocrini. Diversi studi, hanno già valutato la sua efficacia tnel trattamento delle neoplasie neuroendocrine. Tuttavia il suo impiego nei tumori neuroendocrini di origine diversa, come i polmoni o il piccolo intestino, oppure in combinazione con un analogo della somatostatina non era mai stato valutato prima di questo studio.
Pertanto 429 pazienti con tumori neuroendocrini in stadio avanzato sono stati arruolati in uno studio in doppio cieco con everolimus oppure placebo, in entrambi i casi più octreotide.Ci sono stati 103 eventi associati alla progressione del tumore nel gruppo trattato con la combinazione everolimus più octreotide e 120 nel gruppo trattato con la sola octreotide in 28 mesi di follow-up.
Nel gruppo everolimus più octreotide, si è osservata una riduzione significativa dei marker circolanti dei tumori carcinoide, la cromogranina A e l’acido 5-idrossindolacetico. Gli eventi avversi correlati al trattamento più frequenti sono stati stomatiti, rash, diarrea e fatigue.
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