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Suicidio assistito: è un lungo iter. Le nazioni dove si pratica. Secondo voi è giusto?

Medicina Interna Redazione DottNet | 30/11/2011 10:57

Al suicidio assistito si arriva dopo un lungo iter, e se la domanda di Lucio Magri e' stata accolta le sue condizioni sono state ritenute tali da giustificare questo passo. Lo afferma Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, l'associazione 'per il diritto ad una Morte Dignitosa'. "Il primo passo e' la richiesta alla clinica, che viene corredata di cartelle cliniche e pareri medici che attestino le condizioni del paziente - spiega Coveri - questi viene poi esaminato da una commissione di tre medici uno dei quali, se la domanda viene accolta, accompagna il paziente fino alla fine. I medici non accolgono la richiesta se pensano che la condizione sia reversibile, o se la richiesta sembra fatta piu' sull'impulso del momento".

Secondo le cifre raccolte dall'associazione i due terzi delle richieste di suicidio assistito vengono respinti. Dall'Italia nel 2010 sono stati 19 i pazienti la cui morte e' stata assistita dalla clinica Dignitas, l'unica che accoglie anche pazienti stranieri, e di questi due avevano la depressione: "Non esistono malattie di serie A o di serie B - sottolinea Coveri - e anche in molti casi di depressione c'e' una sofferenza enorme che non si riesce a curare. Il 40% delle persone che arriva in clinica per il suicidio assistito poi cambia idea e torna a casa, ma chi rimane sta male veramente". In Italia il suicidio assistito non e' ammesso, mentre in Europa e' possibile in Belgio e Olanda, oltre che in Svizzera: "Da noi, anche se i sondaggi indicano che la gran parte dell'opinione pubblica sarebbe a favore del suicidio assistito, siamo ostaggi di una minoranza di fondamentalisti - afferma Coveri - invece bisognerebbe rispettare la decisione che prende una persona, e che non lede i diritti altrui. Nessuno vuole incentivare il suicidio, ma siamo convinti che dopo aver tentato tutte le strade possibili questo debba essere un diritto del paziente".

Ogni anno circa 200 persone ricorrono alla morte assistita in Svizzera, dove il suicidio assistito e' consentito dal 1941 a condizione che non sia legato ad alcun motivo egoistico ed e' ammesso solo in modo passivo, cioe' procurando ad una persona i mezzi per suicidarsi, ma non aiutandola a farlo. Secondo le cifre fornite dall'associazione Dignitas, l'organizzazione ha accompagnato fino alla fine del 2010 un totale di 1.138 persone, di cui 592 provenienti dalla Germania, 118 dalla Svizzera, 102 dalla Francia, 19 dall'Italia, 18 dagli Stati Uniti e 16 dalla Spagna. Attualmente sono quattro i Paesi europei che hanno legalizzato il suicidio assistito e l'eutanasia attiva (con farmaci che inducono alla morte somministrati dal medico): Svizzera, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Mentre in Svezia e Germania e' possibile ricorrere solo all'eutanasia passiva, cioe' al blocco delle cure. In Spagna, infine, nel marzo 2010 e' stata approvata una legge sulla 'morte degna' che non prevede pero' nessuna forma di suicidio assistito, quello a cui ha fatto ricorso Lucio Magri.

 

Questo il quadro della normativa.

OLANDA - La prima legge che legalizza l'eutanasia e' stata approvata nell'aprile del 2001 in Olanda, che diventa il primo paese al mondo a consentire eutanasia e suicidio assistito, sia pure subordinati a una serie di condizioni.

 BELGIO - La legge che legalizza l'eutanasia e' entrata in vigore nel settembre 2002. Prevede che i medici possano praticare la 'dolce morte' su pazienti per i quali 'la sofferenza fisica o psichica e' costante e insopportabile', senza conseguenze penali.

 LUSSEMBURGO - La normativa e' entrata in vigore nel marzo 2009. Prevede che non venga sanzionato penalmente e non possa dar luogo ad un'azione civile per danni ''il fatto che un medico risponda ad una richiesta di eutanasia o di assistenza al suicidio''.

 SVEZIA - Nell'aprile 2010 l'autorita' sanitaria nazionale da' il via libera all'eutanasia passiva, spiegando che l'interruzione del dispositivo medico vitale su richiesta del paziente era legale.

 SVIZZERA - Nel Paese elvetico la legge consente l'aiuto al suicidio se prestato senza motivi egoistici. Una prestazione garantita anche ai cittadini stranieri nonostante un tentativo fallito attraverso un referendum di limitarlo solo ai residenti.

 GERMANIA - La Corte di giustizia tedesca si e' espressa nel giugno 2010 a favore dell'eutanasia passiva, stabilendo che l'interruzione di cure che mantengono in vita un malato contro la sua volonta' non e' punibile.

 SPAGNA - Il parlamento dell'Andalusia ha approvato nel marzo 2010 la prima legge in Spagna sulla 'morte degna', che consente al paziente di rifiutare un trattamento che prolunghi la sua vita in modo artificiale e proibisce in questo caso l'accanimento terapeutico.

 ALTRI PAESI - In Danimarca sono ammesse le direttive anticipate di trattamento che prevedono la possibilita' di interrompere le cure in caso di esplicita' volonta' del paziente. In Francia una legge che ammetteva l'eutanasia e' stata bocciata dal Senato lo scorso gennaio, mentre in Gran Bretagna l'aiuto al suicidio e' perseguito per legge.

 RESTO DEL MONDO Nel resto del mondo l'eutanasia e' ammessa in Cina negli ospedali, mentre in Colombia e' legale dal 1997. Nei paesi occidentali il piu' tollerante e' l'Oregon, negli Usa, che l'ha ammessa anche in questo caso nel 1997 e la permette anche in caso di depressione dei pazienti. In Canada, patria di uno dei film piu' famosi su questo tema, 'Le invasioni barbariche', una legge che la legalizza e' stata bocciata lo scorso anno per la terza volta. Altri paesi, fra cui l'Australia, non ammettono l'eutanasia ma consentono le direttive anticipate di trattamento.

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