All’indomani della crisi di Governo, il ministro della Salute Fazio parla a tutto campo sul futuro della medicina generale. Parla di formazione, ma anche di tecnologie e di pensionamenti, dopo i dati diffusi recentemente dall’Inpdap. “La formazione - afferma il ministro della Salute - è il cuore del sistema e noi siamo convinti che in futuro non ci sarà più posto per la vecchia figura del medico di famiglia. I tempi sono maturi e il pensionamento di un gran numero di medici, in questa fase di trasformazione non è una cattiva notizia”.
“La disaffezione nei confronti della medicina generale – ha detto ancora il ministro – è legata anche all’immagine di un medico che lavora alla vecchia maniera. Una maniera che non è più sufficiente né congrua alle esigenze del sistema, che ha bisogno di integrazione ospedale-territorio, di spostare sul territorio alcune tecnologie, e che chiede al medico di medicina generale di farsi carico delle diagnosi di I livello ma sapere interpretare anche quelle di II livello. Di avere dimestichezza con la telemedicina, di sapere costruire i percorsi terapeutici e garantire la continuità assistenziale”. Fazio è comunque ottimista sul futuro della medicina generale: “Basta vedere alla Lombardia e alla Toscana, dove si sono avviati progetti sperimentali per la presa a carico dei pazienti affetti da alcune specifiche patologie croniche, ad esempio il diabete”.
"Chiediamo il sostegno del Presidente Mattarella, per richiamare la cittadinanza. Sarebbe paradossale che le organizzazioni sindacali dovessero trovarsi a ragionare su un possibile sciopero contro i cittadini nella veste di pazienti"
"Per molti presidenti di Regione i medici di medicina generale dovrebbero diventare dipendenti del Servizio sanitario nazionale". "Mancano 4500 medici e 10mila infermieri"
Rea (Simg Lazio): “Tra le principali esigenze, è fondamentale l’inserimento di personale infermieristico e amministrativo. Come le farmacie dei servizi ricevono investimenti anche la Medicina Generale può moltiplicare le sue funzioni”
Questo codice, attualmente in vigore, limita fortemente la possibilità di dar seguito a uno sciopero vero ed efficace, ostacolando di fatto qualsiasi iniziativa
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