Lo studio FLEX, un trial multicentrico di fase III, randomizzato e in aperto, ha dimostrato che l’aggiunta di cetuximab alla chemioterapia migliora in modo significativo la sopravvivenza globale rispetto alla sola chemio in alcuni pazienti con polmone non a piccole cellule (Nsclc). L’analisi pubblicata su Lancet Oncology ha evidenziato che il 31% dei pazienti testati presentavano questa iperespressione dell’EGFR che rapresenta il biomarker predittivo di una migliore sopravvivenza globale nel Nsclc avanzato.
Si è riscontrato che nei pazienti nei quali si osservava una sovra espressione dell’EGFR trattati con la combinazione biologico più chemio si raggiungeva una sopravvivenza globale mediana di 12 mesi contro 9,6 mesi nei pazienti sottoposti alla sola chemioterapia (hazard ratio, HR, 0,73; P = 0,011) senza un aumento significativo degli effetti collaterali.
La sopravvivenza a 12 mesi è stata invece del 50% nel gruppo sottoposto al trattamento combinato contro il 37% in quello che aveva fatto solo la chemio, mentre quella a 2 anni è stata rispettivamente del 24 e 15%. I dati necessitano di un’ulteriore validazione prospettica dei risultati per cui, le prospettive future già avviate prevedono uno studio prospettico di fase III (lo SWOG 0819) che sta appunto confrontando l’aggiunta di cetuximab alla chemioterapia con la sola chemio.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
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