Con oltre 3 ginecologi su 4 obiettori di coscienza al Sud e nelle isole, fatta eccezione per la Sardegna, ma anche in Veneto e nella provincia autonoma di Bolzano, la legge sull'interruzione volontaria della gravidanza (Ivg), a 33 anni dal suo varo, stenta ancora a trovare applicazione.
In Sicilia, secondo l'ultima Relazione sullo stato di attuazione della legge 194/1978 del ministero della Salute (dati del 2009), l'obiezione di coscienza e' quasi un must: 81,7% dei ginecologi; 75,7% degli anestesisti; 87% del personale non medico. Nell'isola di Pirandello, cosi' come in Abruzzo (78,5%), Molise (82,8%), Campania (83,9%), Puglia (79,4%), Basilicata (85,2), Calabria (73,3%) e anche nel Lazio (80,2%), Veneto (78%), provincia di Bolzano (81,3%), l'obiezione per la categoria professionale dei ginecologi ''sta diventando un problema organizzativo per Asl e direttori di ospedali'' denuncia la senatrice dei Radicali, Donatella Poretti, segretario della Commissione Igiene e Sanita', secondo la quale cio' testimonia come ''le politiche regionali continuino a premiare l'obiezione''.
Questa opzione, osserva l'esponente dei radicali, ''dovrebbe essere una clausola molto personale, e non altro, come ad esempio un modo di far carriera se anche il primario e' obiettore. Una possibilita' di scelta per i camici bianchi poteva inoltre avere un senso all'epoca dell'entrata in vigore della norma, ma, ora, chi sceglie di lavorare nel pubblico sa che puo' capitare di dovere praticare anche delle interruzioni di gravidanza, terapeutiche e non. E' la donna che deve abortire - sottolinea Poretti -, che deve essere tutelata alla pari del medico obiettore. Sono due priorita'. Ma i numeri del report ministeriale sembrano rispettare la garanzia delle scelte del personale sanitario, mentre - denuncia ancora - le donne della Basilicata per abortire devono migrare in Puglia dove, a parita' di percentuali sull'obiezione, le piu' grandi strutture garantiscono maggiore certezza nei tempi delle Ivg.
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