Diventare mamma dopo un tumore al seno: da oggi non sarà più un'eccezione per chi guarisce ma diventa più facile grazie a una tecnica messa a punto da un team di ricerca tutto italiano che, ''addormentando'' le ovaie delle pazienti, punta a salvarne la fertilità. Pubblicato sulla rivista scientifica Jama e coordinato dall'Ist di Genova, lo studio dimostra come 'mettendo a riposo' le ovaie durante la chemioterapia si riesce a preservarne la funzione riproduttiva riducendo, anche se non eliminando del tutto, i danni provocati dai farmaci antitumorali. In questo modo si evita la menopausa precoce, che ora si verifica per 4 pazienti su 10.
''Il tumore del seno colpisce sempre più precocemente, 6 volte su 100 prima dei 40 anni'', afferma la coordinatrice della ricerca Lucia del Mastro, dell'Ist di Genova. In Italia sono 2.300 donne l'anno e in casi come questi ''e' prioritario salvaguardare la loro possibilità di diventare madri'', aggiunge la dottoressa. Lo studio è stato condotto dal 2003 al 2008 su 281 donne in 16 centri aderenti al Gruppo Italiano Mammella (Gim). La tecnica messa a punto dall'Ist, spiega Marco Venturini, presidente Aiom e fra gli autori della ricerca, ''consiste nella somministrazione della triptorelina, un ormone analogo dell'Lhrh, con l'obiettivo di 'addormentare' le ovaie durante la chemioterapia, che per sua natura agisce su tessuti che proliferano rapidamente''.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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