La vecchia chemioterapia contro il linfoma di Hodgkin messa a punto nel 1975 dal gruppo di ricerca dell'Istituto dei Tumori di Milano (Int) guidato da Gianni Bonadonna, è ancora oggi preferibile al programma sostenuto dai ricercatori tedeschi come nuovo standard terapeutico di questo linfoma. Lo ha dimostrato un nuovo studio dei ricercatori milanesi che uscira' domani del New England Journal of Medicine e a cui la stessa rivista scientifica dedica un ampio editoriale.
Dopo aver seguito i pazienti per 7 anni, i ricercatori hanno verificato che la combinazione dei farmaci previsti nella chemioterapia 'italiana' Abvd (con somministrazione di doxorubicina, bleomicina, vinblastina e dacarbazina) messa a punto 36 anni fa all'Int, è più vantaggioso della terapia Beacopp progettata dal 'German Hodgkin Study Group' perché offre le stesse probabilità di guarigione ma è meglio tollerata e ha minori rischi e complicanze.La ricerca, svolta in collaborazione con l'Universita' di Milano e supportata dalla Fondazione Michelangelo, e' stata svolta su 331 pazienti con linfoma di Hodgkin, che sono stati suddivisi in due gruppi e rispettivamente curati con Abvd e Beacopp.
Sono un antiepilettico e un farmaco per il colesterolo che insieme sono in grado di modificare la biologia del tumore e potenziare l'effetto della chemioterapia
Dal melanoma al seno. Da studiare il fenomeno della resistenza in certi pazienti
Ricercatori di IEO e dell’Università degli Studi di Milano scoprono come farmaci già in uso possono essere potenzialmente efficaci contro tumori con una diffusa anomalia genetica
I nuovi dati dello studio MARIPOSA, presentati alla World Conference on Lung Cancer 2024, hanno confermato una superiorità clinica a lungo termine della terapia amivantamab più lazertinib rispetto alla monoterapia con osimertinib
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