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Operata al cuore in utero, oggi ha vent’anni e conduce una vita normale

Cardiologia Anna Morfé | 05/04/2011 17:37

Viva per una 'scommessa'. Quella fatta venti anni fa da sua madre che ha deciso di farla operare mentre era ancora nel suo grembo, e quella fatta da alcuni medici 'coraggiosi' che non hanno esitato ad applicare una tecnica del tutto sperimentale pur di cercare di salvarle la vita prima ancora che vedesse la luce. Michela Tomatis oggi ha venti anni, sta bene e conduce una vita del tutto normale. Nel 1991 fu operata nell'utero materno per una stenosi valvolare aortica critica, una condizione che non le avrebbe permesso di sopravvivere. Michela è l'unico caso al mondo di sopravvivenza ventennale dopo un intervento di questo tipo, ancora oggi 'di frontiera' per la sua estrema complessità. Fino a pochi giorni fa la giovane non conosceva i tre medici che l'hanno salvata. Li ha incontrati per la prima volta a Milano, intervenendo al Congresso mondiale di cardiologia interventistica pediatrica: sono Mario Carminati, direttore della Cardiologia Pediatrica del Policlinico San Donato, e gli specialisti inglesi S. Qureshi e M. Tynan.

Di fronte alla platea dei 600 medici partecipanti al Congresso, Carminati ha descritto il percorso clinico di Michela: Dall'incontro con la mamma in gravidanza, che ha accettato di sottoporsi ad un intervento di valvuloplastica intrauterina sperimentale, (effettuato al Guy's Hospital di Londra) come unica possibilità di salvare la vita del feto, fino al secondo intervento effettuato a Bergamo, a due giorni dalla nascita della bambina. 'Quella di Michela - racconta Carminati - è stata una delle prime esperienze al mondo per questo tipo di intervento. Venti anni fa si è trattato del quarto intervento al mondo di un'operazione a valvole cardiache su un feto intrautero.

Ma Michela è l'unico caso di sopravvivenza ventennale'. E' stata una 'grande sfida', afferma l'esperto, ed ancora oggi 'questa tecnica rappresenta una possibilità con alcuni risultati incoraggianti ma non è certamente una procedura 'routinaria', per la sua estrema complessità e anche perché il successo dell'intervento non significa che l'esito a medio-lungo termine sarà buono. Il tasso di sopravvivenza è infatti di circa il 50%'. Pochissimi i centri dove si effettuano questo tipo di operazioni 'in utero': a Boston (circa 80 casi negli ultimi 5-6 anni), in Austria e in Gran Bretagna.
Nessun centro di questo tipo, invece, in Italia. Oggi, sottolinea Carminati, 'in casi di patologie così gravi nel feto, si può optare per l'interruzione di gravidanza. La madre di Michela, venti anni fa, ha avuto un enorme coraggio'. Quanto a lei, Michela, è sopraffatta dall'emozione, quasi stordita dal clamore suscitato dal suo 'caso': 'Conoscere i tre medici che mi hanno salvata è stata un'emozione unica - dice - non riuscivo ne' a ridere ne' a piangere, ero come impietrita'. Tre anni fa è stata nuovamente operata per la sostituzione della valvola aortica: 'La mia vita oggi è del tutto normale - racconta - e frequento l'ultimo anno di un istituto tecnico che mi permetterà di lavorare in futuro con i ragazzi disabili'. Michela sente di essere viva per una 'scommessa', e per questo lancia il suo messaggio: 'Alle donne che si trovano ad affrontare simili problemi, voglio dire: provate tutto per salvare il figlio che avete in grembo e non arrendetevi, proprio come ha fatto mia madre. Comunque vada e qualunque sia la sua condizione, la nascita di un figlio - dice convinta - porta sempre grandissima felicità'.

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